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Balneari, con le aste europee favoriti pochi colossi: la verità sulla Bolkenstein

Gianluigi Paragone
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Per onestà devo dirvi che conosco parecchi balneari, che ho seguito la vicenda della Bolkenstein dai tempi in cui conducevo la trasmissione La Gabbia, e che quindi dialogo con loro da diversi anni. Li difendo anche a costo di prendermi, soprattutto nei periodi estivi, qualche insulto da parte di chi si lamenta dell’aumento dei prezzi dei lettini e degli ombrelloni. Ci sta: ogni volta che c’è un rincaro nessuno la prende mai bene.

Diciamo però che alcuni aumenti dovrebbero far arrabbiare di più perché non fanno distinzioni, penso alla benzina per esempio. O ai pedaggi autostradali che in fatto di concessioni e di rincari indiscriminati non li batte nessuno. Per capirci, nemmeno il crollo del Ponte Morandi riuscì a far revocare immediatamente le concessioni ai Benetton; sebbene quella tragedia squarciò finalmente un mondo di “mala gestione” protetto da relazioni importanti. E ci sarebbe molto da dire del grande business legato alle acque minerali: in pochi ci siamo permessi di raccontare dello squilibrio tra il canone pagato alle Regioni per “prelevare” le acque dalle sorgenti e il guadagno del settore. Oppure sulle rendite e sulle alleanze nate nel settore delle multiutilities. Eppure, da qualche tempo, su impulso della solita Unione degli euro-burocrati, abbiamo scoperto che in Italia anzi in Europa c’è un grave problema, un tappo alla concorrenza e alla libertà di impresa: i nostri balneari.

 

 

 

Questi usurpatori delle spiagge italiane, questi piranha dei nostri risparmi, questi banditi che non pagano nulla allo Stato se non un misero canone, che guadagnano in nero e che quando chiudono gli stabilimenti si godono i soldi a palate che si sono fatti. I balneari sono la potente casta che tiene in scacco il governo esponendo l’Italia e Mattarella a una pessima figura internazionale. Dovrò rivedere le mie amicizie, lo ammetto. Perché finora ho pensato che le cose di cui dovremmo vergognarci fossero ben altre. Pensavo che fosse una sanità con spese fuori controllo e prestazioni vergognose, una sanità dove prevalgono i “parenti di” e perdono i pazienti costretti a file lunghissime al pronto soccorso.

 

 

 

Se va bene, se va male ti mandano a casa, «Non si preoccupi, non è niente», e muori. Invece no, ciò per cui mettiamo imbarazzo sono le bizze di questa casta con le infradito e le mani callose: è colpa loro- dicono- se non ci daranno i soldi del Pnrr, perché abbiamo un impegno con Bruxelles. Così, non c’è trasmissione, giornale e politico di opposizione che non racconti la solita triste favola dei balneari che si ritengono titolari a vita delle concessioni e non pagano niente allo Stato: «Guardate quanto guadagna Briatore...». C’è sempre Briatore di mezzo o quel centinaio di stabilimenti per vip. Il grosso della balneazione però è fatto dadi imprese a conduzione familiare, piccoli imprenditori che hanno scritto la storia del turismo italiano. Sarebbe bello un confronto in tv tra qualcuno di questi balneari e il Bonelli o il Della Vedova di turno per capire come stanno le cose. Chi vuole mettere a gara i mille Bagni Italia, i Lido Mariuccia, le Spiaggia Azzurra lo fa o perché è pregiudizialmente nemico della piccola impresa o perché è troppo amico di chi non vede l’ora di mettere le mani sulle coste italiane. Così da omologare anche quelle. 

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