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Mario Draghi, rumors: pressioni Ue per le dimissioni anticipate di Michel

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Mario Draghi in pole per la poltrona di presidente del Consiglio europeo, dopo che l'attuale presidente, il belga Charles Michel, ha annunciato di volersi candidare alle Europee di giugno. Ovviamente in caso di elezione, dovrà lasciare il suo incarico a luglio e non a novembre come previsto. Ed ecco l'inconveniente: a quel punto a prendere il suo posto potrebbe essere il premier ungherese Viktor Orban, che con la Ue ha un rapporto piuttosto complicato. Il suo subentro deriverebbe dal fatto che in quel periodo sarà lui il presidente di turno dell'Unione. Nessuno, però, sarebbe entusiasta di questa possibilità. Di qui l'ipotesi dell'ex numero uno della Banca centrale europea nonché ex premier italiano. 

L’indiscrezione è stata lanciata dal Financial Times, come riporta La Stampa. Il percorso di Draghi verso un eventuale incarico di questo tipo, però, non sarebbe privo di ostacoli: stando ad alcune fonti parlamentari, con la sua nomina i vari partiti europei avrebbero un incarico in meno da spartirsi. E a rivendicare questa presidenza sono soprattutto i socialisti, che non l’hanno mai ottenuta. Inoltre, bisognerebbe capire anche cosa ne pensa l'attuale premier italiana Giorgia Meloni. Senza dimenticare che il diretto interessato avrebbe già fatto filtrare di non essere interessato. 

 

 

 

In ogni caso, secondo alcune autorevoli fonti diplomatiche consultate da La Stampa, l’ipotesi Draghi non sarebbe mai stata neppure discussa in formato collegiale. Tuttavia, "il fatto che qualcuno abbia deciso di far filtrare questa idea attraverso il Financial Times è il segnale che c’è la precisa volontà di mandare un chiaro messaggio". E il destinatario di questo messaggio - ha spiegato un diplomatico - sarebbe Michel: "Il comportamento di Michel ha suscitato parecchia irritazione in alcuni governi e ora potrebbe aumentare il pressing per convincerlo a lasciare anzitempo l’incarico". Il belga, però, ha già annunciato di voler rimanere al suo posto fino al 16 di luglio, cioè quando si insedierà ufficialmente l’Europarlamento. I malumori per la sua scelta, in ogni caso, sono innegabili. Tanto che c’è chi sostiene che debba farsi da parte ben prima delle elezioni. E mettere sul tavolo già da ora la carta Draghi potrebbe rappresentare un segnale proprio in questa direzione.

 

 

 

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