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Auto sequestrate dalla Ue: "Quelle vecchie da demolire, mai più riparate"

Fabio Rubini
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Dopo aver cercato di imporci l’auto elettrica, ora l’Unione europea vuole decidere quando la nostra vettura è da rottamare. Di più, ce lo dirà con una letterina che ci spedirà a casa, nella quale ci spiegherà per filo e per segno il motivo per il quale dovremo tassativamente separarci dalla nostra auto e portarla dal demolitore. Le disposizioni di cui parleremo tra poco sono contenute nel “Regolamento per la gestione dei veicoli fuori uso”, che è in fase di approvazione a Bruxelles, il cui testo è già stato chiuso in linea di massima e inviato ai governi nazionali per raccogliere eventuali suggerimenti e criticità.

La cosa allarmante è che se questo regolamento dovesse andare in porto così com’è, circa 3,8 milioni di cittadini europei sarebbero obbligati a rottamare la loro auto anche prima di quel 2035, che fin qui rappresentava un po’ la data limite per la svolta ecologica dell’automotive. In più le norme e le imposizioni europee porterebbero ad un effetto volano per il quale non solo le auto di nuova generazione costerebbero di più, ma per via dell’obbligo di rottamazione, le auto vetuste perderebbero valore nel momento del cambio. Insomma un disastro per le tasche dei cittadini italiani ed europei. Di più, secondo le audizioni fatte dalla Camera, anche il settore della rottamazione subirebbe a causa delle nuove regole un’impennata dei costi.

 

EUROFOLLIE
Insomma tutto ci fa pensare di essere davanti ad un nuovo pastrocchio di quella classe politica che ha come mantra il “ce lo chiede l’Europa”. Per capirlo basta leggere il regolamento e in particolare le casistiche nelle quali il cittadino sarà costretto a rottamare l’auto. Eccone alcune: «l’auto va smaltita perché il costo di riparazione è superiore al valore di mercato della stessa»; «perché la vettura ha saltato per due anni il controllo tecnico nazionale»; «perché il motore o il cambio devono essere sostituiti»; o ancora «perché i componenti dello sterzo sono troppo usurati».

E queste sono ancora quelle più “ragionevoli”, perché come sappiamo con i precedenti storici - dalla lunghezza delle zucchine alla circonferenza dei meloni- motivo di rottamazione sarà anche «se il veicolo è stato completamente bruciato al punto da risultarne distrutto il vano motore o l’abitacolo» o se «è stato immerso nell’acqua fin sopra il cruscotto». Anche se la più comica è «se uno dei componenti seguenti non può essere riparato o sostituito». E quali son questi componenti? Lo sterzo, i freni, i giunti che fissano i sedili e via così. Una roba che, non fosse un regolamento della Commissione europea, strapperebbe anche un sorriso.

Chi non ride è la Lega, che con l’europarlamentare Isabella Tovaglieri, per prima ha denunciato questa furbata: «Lo stop alla vendita delle auto benzina e diesel dal 2035 è solo un paravento, perché in realtà l’Europa vuole impedirci di usare le auto a motore endotermico già molto tempo prima, imponendoci la rottamazione dei nostri veicoli». E ancora: «In un futuro non troppo lontano potrebbe dunque capitare di ricevere una lettera del registro automobilistico che ci comunica che il nostro veicolo è diventato un rifiuto da smaltire con effetto immediato». Per la Tovaglieri si tratta di «una proposta assurda che lede la libertà di scelta e il diritto di proprietà, che non tiene conto del valore d’uso e del valore affettivo rispetto ai veicoli». Fin qui abbiamo parlato delle auto da rottamare, ma un’altra parte del regolamento europeo parla anche di come dovranno essere costruite quelle nuove. Anche in questo caso ci sono delle criticità, che sono messe nero su bianco dalla contro relazione che la Camera ha spedito all’esecutivo lo scorso 15 novembre. Pur ritenendo la proposta «complessivamente positiva», i nostri parlamentari puntano l’indice su due fattori di rischio. Il primo riguarda «l’impatto del regolamento sui settori produttivi soprattutto in relazione alle tempistiche di applicazione» (per la Camera questo regolamento dovrebbe avere un rodaggio di almeno 4 o 5 anni prima della sue entrata in vigore); il secondo riguarda «diversi aspetti della proposta che necessitano di approfondimenti». 

In particolare l’articolo 6 che impone che ogni tipo di veicolo contenga almeno il 25% di plastica riciclata e di questo un ulteriore 25% debba provenire da veicoli fuori uso riciclati. In questo caso il Parlamento segnala come questo potrebbe far lievitare i costi, ma soprattutto pone dubbi «sulle prestazioni tecniche e di sicurezza» di questi materiali. «Giù le mani dalle nostre auto- tuona infine Isabella Tovaglieri-, basta ecotasse e imposizioni assurde. Occorre fermare questa ennesima eco-follia partorita dalla prepotenza delle sinistre che dettano legge a Bruxelles».

 

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