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Nato, perché l'Italia vuole Rutte per il dopo-Stoltenberg

Matteo Legnani
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Il passaggio di consegne avverrà comunque in un momento delicato. Tanto delicato da aver fin qui indotto i leader della Nato a prorogare per due anni il mandato di segretario generale affidato al norvegese Jens Stoltenberg.

Nelle fasi più calde dello scontro tra Russia e Ucraina si era preferito infatti agire nel senso della continuità (che è stata anche garanzia di coesione), ma la leadership di Stoltenberg, segretario dal 2014, finirà certamente nel prossimo mese di luglio, quando a Washington si terranno le celebrazioni del 75° anniversario del Patto Atlantico.

E uno dei nomi in pole position per la successione è quello dell’ex premier olandese Mark Rutte, che ha il sostegno sicuro di almeno 2/3 dei Paesi membri, inclusi gli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, presente mercoledì e ieri a Bruxelles in occasione del Consiglio Atlantico, ha confermato che anche in questi due giorni si sia discusso del dopo -Stoltenberg: «Abbiamo parlato ieri del prossimo segretario generale e noi abbiamo ribadito la nostra posizione, che è a favore dell’ex primo ministro olandese Mark Rutte» ha spiegato Tajani a margine del vertice dei ministri degli Esteri dell'Alleanza.

 

 

 


LO SFIDANTE

L’idea è quella di avere il nome del prossimo segretario generale già in cassaforte prima delle celebrazioni di luglio a Washington. Su questa strada, si sono messe di traverso soprattutto Turchia e Ungheria, ossia gli stessi Paesi che avevano ostacolato fino a poche settimane fa l'ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. E che appoggerebbero, anziché quella di Rutte, la candidatura del presidente romeno Klaus Iohannis.

La Turchia avrebbe chiesto rassicurazioni prima di appoggiare Rutte. L’Ungheria ha da tempo disaccordi con il politico olandese, che durante le riunioni del Consiglio europeo degli ultimi anni è stato protagonista di accese discussioni con l’omologo ungherese Viktor Orban. Che Giorgia Meloni sostenga la candidatura di un simile avversario di Orban potrebbe stupire qualcuno. Ma la nostra premier ha un rapporto saldo con l’olandese, costruito nel tempo su obiettivi comuni- migranti e difesa continentale su tutti.

Mark Rutte è un liberale conservatore, un uomo di centrodestra che con la leader di FdI ha creato un legame importante, ad esempio volando due volte con lei e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, a Tunisi nel giugno e luglio 2023 per firmare il memorandum d’intesa tra Unione europea e Tunisia che ha la questione migratoria al centro.

 

 

 

L’intesa tra Italia e Paesi Bassi si era rafforzata a seguito della visita di Rutte a Roma nel marzo 2023, quando l’allora premier olandese aveva elogiato la collega italiana definendola «molto solida, pragmatica, costruttiva» e condividendo con lei la convinzione che la questione migratoria andasse affrontata «come un tema europeo».

Il prossimo segretario generale della Nato potrà contare sui consigli e sulla leadership di un italiano: l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della Difesa e prossimo presidente del Comitato militare dell’alleanza atlantica, che nei giorni scorsi ha lanciato un importante allarme sulle attività russe in vista delle elezioni europee di giugno e americane di novembre.

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