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Carne "vegana", altro flop della Ue: il crollo delle vendite in due anni

Attilio Barbieri
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Dopo l’auto elettrica un altro dei grandi miti della svolta green in Europa e non solo perde consistenza e credibilità. L’industria della finta carne è in difficoltà. Mentre quella sintetica è ancora sideralmente lontana dal poter dimostrare che le cellule moltiplicate in laboratorio sono sicure e non producano effetti indesiderati sulla salute umana, i surrogati vegetali di bistecche, hamburger e crocchette di pollo procedono come il gambero sui mercati mondiali. Anziché conquistare posizioni, come sembrava scritto nelle profezie dei fautori di un futuro senza allevamenti, bestiame e macelli, le stanno perdendo.

I numeri del tracollo sono contenuti nel rapporto 2023 pubblicato dal Good Food Institute, il più importante tink tank finanziato dai produttori di surrogati. Una specie di bibbia del settore. Ebbene, dagli ultimi dati emerge quella che assomiglia molto da vicino a una frenata storica per l’industria del tarocco a tavola. Negli Stati Uniti, maggior mercato mondiale dei surrogati ”veg”, le vendite di carne e pesce vegetale sono diminuite del 13% negli ultimi due anni. Ma non è tutto: calcolando l’aumento dei prezzi registrato al dettaglio, il calo in volume raddoppia. In pratica tra il 2021 e il 2023 le vendite di carne, pesce e latte “plant based”, si sono ridotte del 26%. In ventiquattro mesi una confezione sui quattro non è più entrata nel carrello della spesa dei consumatori Usa. Roba che se succedesse per un qualunque comparto produttivo tradizionale basterebbe a far scattare tutti gli allarmi possibili e immaginabili.

E non è un caso se Beyond Meat, fra i pionieri degli hamburger vegetali, sul finire dello scorso hanno ha annunciato il taglio del 19% della forza lavoro, dopo aver registrato un fatturato in calo anche nell’ultimo trimestre.

PREZZI TROPPO ELEVATI
A giocare contro la carne vegetale sono diversi fattori. Il principale è probabilmente il prezzo. Negli Stati Uniti hamburger e bistecche (si fa per dire) vegetali costano in media il 77% in più rispetto alle stesse referenze di origine animale. Una differenza abissale. E la forchetta di prezzo si è ampliata con la fiammata inflazionistica registrata nel 2022 e nei primi mesi del 2023. Per le preparazioni più economiche, come il finto pollo veg, la differenza cresce addirittura al 150%. Un gap giudicato eccessivo da un numero crescente di consumatori che non esitano a ritornare al pollo vero.

E resta tuttora irrisolto un altro gap fra carni vere e surrogati, quello organolettico. Gli stessi ricercatori del Good Food Institute che hanno redatto la ricerca scrivono chiaramente che secondo un elevato numero di consumatori «i prodotti non soddisfano ancora le loro aspettative in termini di sapore, consistenza e convenienza».

Fra l’altro, ad addolcire la frenata nei volumi dei cibi “plant based” ci sono i numeri del latte vegetale, molto diffuso non soltanto negli Stati Uniti. Mentre la carne vegetale perdeva il 26% di vendite in volume nel biennio 2021-2023, latte e latticini “veg” hanno contenuto il calo nel 10%. Effetto probabilmente di una più lunga tradizione, se si pensa che ad esempio il latte di mandorleunico surrogato a poter utilizzare la denominazione “latte” - è presente da sempre sul mercato. Ben prima che prendesse piede la moda “veg”.

ULTRA-PROCESSATI
A influire sulle recenti frenate dei cibi “plant based” c’è poi per l’avversione crescente per gli alimenti ultra-processati, quelli che abbiano subito ripetute trasformazioni industriali e siano ritenuti a torto a ragione non salutari. Non è un caso se proprio la Beyond Meat ha ridotto il contenuto di sale e grassi nei nuovi hamburger, che si presentano oltretutto con una lista di ingredienti semplificata.

E la stessa Beyond Meat, assieme a Impossible Foods, altra azienda pioniera del settore, puntano le ultime campagne pubblicitarie su prodotti definiti più «saporiti e succulenti». Ma gli sforzi finora si sono rivelati vani, visto che i cali di vendite a volume sui banconi della grande distribuzione proseguono.

Per quel che riguarda l’Italia siamo tuttora in attesa dei decreti attuativi della legge approvata lo scorso dicembre, che vietava il meat sounding. Erano attesi sulla gazzetta ufficiale a febbraio. Non se n’è vista traccia. Secondo il tamtam del settore lo stop sarebbe legato all’intervento di una delle associazioni dell’agroalimentare. Ma c’è anche chi parla di «legge autoestinta» per difetto di notifica alla Commissione europea. Un provvedimento analogo approvato dal governo francese è stato bocciato dal Consiglio di Stato transalpino. Secondo il Conseil d’Etat, la legge che doveva entrare in vigore il 1° maggio avrebbe causato «un grave danno alle aziende plant-based francesi» che sarebbero svantaggiate rispetto alle concorrenti di altri Paesi Ue in cui non sussista divieto di meat sounding.

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