Europee, un cataclisma: non è saggio ignorare l'avanzata della destra
Sono state un cataclisma, per i principali Paesi del continente, le recenti elezioni europee, nessun governo ne è uscito indenne. Il risultato più clamoroso è quello della Francia, dove il partito del presidente Macron è stato travolto dall’estrema destra di Marine Le Pen e del giovane leader Jordan Bardella, che ha conquistato la maggioranza assoluta. In Germania il partito socialista del presidente Scholz è giunto terzo, superato non solo dalla Cdu-Csu (la mai doma Democrazia Cristiana tedesca), ma anche dall’estrema destra di Alternative für Deutchland, in grande crescita.
Anche in Spagna il partito socialista del primo ministro Pedro Sanchez è stato battuto dall’opposizione del partito popolare. Solo in Italia le forze di governo sono cresciute tutte, Fratelli d’Italia del premier Meloni ha sfiorato il 30%, Forza Italia e la Lega hanno sfiorato ciascuna il 10%, è stato complessivamente un grande successo del governo di centro destra a due anni del suo insediamento.
Pensate, la nostra Italietta, un tempo derisa perché terra dell’instabilità, è oggi l’elemento più stabile nell’intera Unione Europea, e questo è fondamentale in un tempo di sommovimenti mondiali, come stiamo vedendo anche nello svolgimento del G7 ospitato in questi proprio dall’Italia. Dopo risultati, la questione di giorni questi chi sarà il nuovo presidente della Commissione è il primo tema su cui i 27 governi e lo stesso Parlamento dovranno misurarsi e decidere. Stando ai soli numeri, che in politica sono moltissimo ma non sono tutto, potrebbe essere riconfermata Ursula von der Leyen, con la stessa maggioranza della scorsa legislatura, popolari, socialisti e liberali.
Ma è politicamente saggio ignorare l’indubbio avanzamento delle destre (alcune estreme altre più moderate)? Gli elettori hanno mostrato con il loro voto una certa insoddisfazione per le vecchie formule, e col voto ai conservatori e alle destre hanno voluto indicare una nuova direzione.
Ripeto, la vecchia maggioranza politica ha ancora i numeri, ma ignorare il peso dei nuovi protagonisti non sarebbe, a mio avviso, la scelta più saggia. E allora? Perché non pensare di coinvolgere nella maggioranza europea il partito della Meloni, che è di destra ma tutt’altro che estremista? Decideranno i capi dei 27 nel prossimo vertice, ma se prendessero in considerazione questo consiglio credo farebbero la cosa giusta.