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Ursula von der Leyen perde pezzi: blitz irlandese, chi la scarica

 Ursula von der Leyen

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La riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea dovrà passare da una strettoia di negoziati, accordi, concessioni, scelte. Come logico. E ieri se n’è avuto un primo assaggio, alla partenza del giro di incontri che l’ex presidente della Commissione sta facendo coi vari gruppi in vista della plenaria della settimana prossima, dove si voterà per il suo secondo mandato.

Ieri il primo gruppo che ha incontrato è stato Renew Europe. E già lì si è registrata una piccola, ma significativa, defezione. I sei eurodeputati della delegazione irlandese, infatti, hanno fatto sapere che non la voteranno. La ragione di questa scelta è nella posizione assunta dalla presidente della Commissione su Gaza, aspramente criticata dagli irlandesi. Si tratta di sei eurodeputati: 4 del Fianna Fail e due indipendenti. I 77 voti che Renew può assicurare alla presidente in corsa perla riconferma diventano, quindi, 71.

AVVERTIMENTO
Irlandesi a parte, l’incontro con Renew Europe - durato tre ore - è stato piuttosto vivace. La delegazione di Renew Europe, si legge in una nota, si è detta «preoccupata per la cooperazione del Ppe con il gruppo di estrema destra ECR e ha delineato le sue priorità, in materia di difesa e sicurezza, competitività e risolutezza, riduzione della burocrazia, carenze dello stato di diritto e necessità di rispettare il Green Deal».

Hanno, poi, chiesto di accelerare sulla riforma dei Trattati. Come ha detto Valerie Hayer, presidente di Renew Europe, «non si è concordato nulla finché non si è concordato tutto». Ma la conditio sine qua non è l’esclusione non solo dei Patrioti, ma anche dei Conservatori, guidati da Giorgia Meloni. «Renew Europe», si legge nella nota seguita all’incontro, «nutre gravi preoccupazioni sulla volontà del Ppe di fare accordi con l’estrema destra in questa casa e sollecitiamo un cambio di rotta. L’Europa di domani sarà costruita dal centro politico, non sulle spalle di populisti ed estremisti. Senza il nostro sostegno, non è possibile una maggioranza pro-europea stabile. Siamo pronti a lavorare per un accordo, ma i nostri partner negoziali devono soddisfare adeguatamente le nostre aspettative e richieste».

Von Der Leyen, nonostante l’amicizia con Meloni, ha capito l’antifona e non ha detto di no: «Con il gruppo Ecr non ci sarà una cooperazione strutturale», avrebbe risposto all'incontro. Si è poi impegnata a nominare un commissario alla Difesa e a proseguire con l’attuazione del green deal, altre richieste dei liberali. Nel pomeriggio, Von Der Leyen ha quindi incontrato i Verdi, che le hanno chiesto, in cambio del voto, un piano di investimenti industriali verdi da lanciare entro i primi 100 giorni, un piano per la decarbonizzazione di settori industriali chiave quali acciaio, cemento, alluminio, sostegno alle infrastrutture digitali), una legge per l'acquisto di prodotti sostenibili e la revisione della direttiva sugli appalti pubblici. Oltre all’esclusione dei gruppi di destra, compresi i conservatori di Ecr: «Dev’essere chiaro che non ci può essere maggioranza» in Ue «con i conservatori», hanno messo in chiaro i co-presidenti dei Verdi europei, Theresa Reintke e Bas Eickhout.

Con Ecr, hanno sottolineato, non deve esserci «alcuna forma di cooperazione strutturale», è necessaria una «maggioranza stabile». Quanto al loro voto, «non c’è ancora una conclusione ora. Vedremo cosa presenterà nelle sue linee guida in Plenaria. In quell’occasione parlerà a tutti e sarà lì che vedremo dove stiamo. Abbiamo ancora bisogno di negoziati, di una settimana ancora».

ESCLUSIONE
La co-presidente dei Verdi, Terry Reintke, ha parlato di «scambio molto costruttivo sulle priorità che abbiamo presentato«. Dal «green e social deal alle questioni relative alla democrazia, allo Stato di diritto e alle questioni relative alla pace, ai diritti umani, alla sicurezza nel mondo». Secondo la leader dei Verdi, «ci sono molti punti in comune, molte cose in cui vogliamo effettivamente andare nella stessa direzione e un impegno molto chiaro nei confronti del Green deal, legato anche a questioni di competitività, in particolare un Industrial green deal».

Fratelli d’Italia non ha risposto. Ma alle condizioni poste da liberali e Verdi ha replicato Forza Italia, che è nel Ppe, chiedendo un «cordone sanitario” anche per la sinistra di Left. «Secondo il D’Hondt», ha detto Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo, «alla sinistra estrema toccherebbe la presidenza di due commissioni, la EMPL e FISC. Inimmaginabile. Presentiamo candidati alternativi perché se cordone sanitario ci deve essere ci sia anche nei confronti di chi dice che gli ebrei non appartengono alla razza umana». Ursula von der Leyen vedrà il gruppo dei conservatori Ecr, che fa riferimento alla premier Giorgia Meloni, martedì 16 luglio. Due giorni prima della plenaria in cui si capirà il destino politico della presidente uscente della Commissione Ue.

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