In Europa se la cantano e se la suonano... E questa non è certo una novità. Eppure a Bruxelles c’è chi riesce ogni volta a cadere sempre più nel ridicolo. Immaginate organizzare un’audizione sulla libertà di stampa e censurare chi è voce sgradita. Avete letto bene. Nella “democratica” Unione Europea - non nella Cina di Xi Jinping o nella Corea del Nord di Kim Jong-un -la Commissione Libe (quella che si occupa di giustizia e libertà civili, ndr) ha deciso che verranno ascoltati soltanto il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e il conduttore di Report Sigfrido Ranucci per discutere dello stato dell’informazione in Italia. Insomma, come chiedere alla Schlein di relazionare in merito all’operato del governo Meloni. Ma tant’è, siamo in democrazia e le voci critiche fanno parte del gioco.
Peccato che - grazie a Dio - nel nostro Paese c’è chi la pensa in modo diametralmente opposto rispetto a Cancellato e Ranucci. Proprio per questo, affinché in audizione fossero ascoltate posizioni differenti, il copresidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti ed eurodeputato di Fdi Nicola Procaccini, aveva proposto di aggiungere al panel degli intervistati di oggi il nome del direttore del Tempo Tommaso Cerno e quello della presidente dell’associazione Giornaliste Italiane Paola Ferazzoli. Candidature prese, analizzate e buttate nel cestino dalla presidente del gruppo di monitoraggio che si occupa dello stato di diritto, la belga di Renew Europe (il gruppo dei liberali vicini a Macron) Sophi Wilmès. Alla faccia della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione. Concetti che, evidentemente, vengono riproposti solo quando fa più comodo. Inutile quindi stupirsi se, come già successo lo scorso anno, da queste Commissioni vengano prodotti dossier che rilanciano fantomatici allarmi democratici nel nostro Paese.
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"Nel complesso, le elezioni sono state competitive e condotte in modo professionale, e i candidati hanno generalmen...Purtroppo, quello della censura delle voci esterne al circolino rosso è un modus operandi ben collaudato nella Commissione Libe. Nell’ambito dell’analisi dello stato di diritto in Italia, per quanto riguarda il capitolo sui diritti civili, verranno ascoltate unicamente le voci provenienti dal mondo lgbtq+. In particolare, oggi saranno udite Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, e Roberta Parigiani, portavoce del Movimento Identità Trans. Anche in questo, guai a contraddire il pensiero unico. Da Fratelli d’Italia, per equilibrare il dibattito, era stato proposto il nome di Jacopo Coghe, presidente dell’associazione Pro Vita e Famiglia. Ma la sorte della sua candidatura è stata la medesima di quelle dei giornalisti.
Contro il bavaglio imposto da Bruxelles si è subito schierata Fratelli d’Italia con Procaccini che ha definito il panel «ridicolo per quanto sbilanciato a sinistra». Proprio per questo oggi, al termine della seduta della Commissione Libe, il partito di Giorgia Meloni ha convocato una conferenza stampa in cui prenderanno la parola Tommaso Cerno, Manuela Biancospino (tra le fondatrici dell’associazione Giornaliste Italiane) e, collegato da remoto, Jacopo Coghe, per commentare «quello che si è detto nel gruppo di monitoraggio, perché, per altro, si svolge senza la possibilità di far accedere i giornalisti». Un modo per riaffermare, questa volta per davvero, l’importanza del pluralismo dell’informazione. Senza dover attendere il prossimo rapporto firmato dall’Ue, possiamo tranquillamente dire che la dittatura esiste... È quella del pensiero unico, ma di certo non risiede all’interno del governo italiano.