Mazara del Vallo, l'Ue blocca l'Italia e la tunisia ci frega i gamberi rossi

di Luca Puccinivenerdì 22 agosto 2025
Mazara del Vallo, l'Ue blocca l'Italia e la tunisia ci frega i gamberi rossi

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È la questione del gambero. Nel senso che di 'sto passo si rischia di andare all'indietro e basta. Mazara del Vallo, bellissima perla sicula della sponda occidentale dell'isola più a sud d'Italia, spiagge cristalline e quel pallino per la pesca (del famoso “gambero rosso”, appunto) che, però, potrebbe rimanere appeso all'amo di una fila di pescherecci costretti all'ancora in porto. Guardali lì. Schierati, fermi, col motore spento e il timone immobile. Sono due settimane che i pescatori di Mazara non escono in mare con le loro barche.

Non perché ci sia una carenza di pesce o perché non ci siano le condizioni per le loro attività, non c'è burrasca ei bollettini sono buoni, nemmeno perché non ne hanno voglia o siano in vacanza (ché due giorni di ferie ce li meritiamo tutti, loro compresi): semmai, questi lupi del Mediterraneo, sono sulla terraferma perché l'Unione europea ha imposto loro un “fermo biologico”. Niente, stop, esercizi sospesi e zero sgarri dal 7 di agosto fino al 5 del prossimo settembre: non si può muovere nessuno. Nessuna imbarcazione, nessun natante. Nemmeno una piccola barca a remi.

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Lo scopo, dichiarato ufficialmente da Bruxelles, è quello di permettere alle specie ittiche che vivono e spinnettano del Canale di Sicilia, tra le quali c'è il pregiatissimo e apprezzato gambero di Mazara, di riprodursi in santa pace. Il risultato, dichiarato invece dagli addetti ai lavori che si sentono beffati e anche un po' presi per i fondelli, è che la concorrenza dei colleghi tunisini sta diventando spietata e addirittura insostenibile. Così ci si ritrova che, da un lato, i pescatori italiani rimangono (letteralmente) all'asciutto e con le reti vuote, dall'altro lato quelli nordafricani lavorano come disperati e fanno affari d'oro, ma nel mezzo ci siamo noi consumatori che imbandiamo le nostre tavole estive servendo vassoiate di pesce congelato sulla cui confezione c'è scritto che viene da Hammamet. È un cortocircuito (ma è anche il trionfo dell'assurdo).

Ed è, soprattutto, un malumore diffuso che serpeggia tra i lavoratori di Mazara: «Oramai per noi è sempre un periodo difficile», si sfoga sulle pagine locali di Repubblica Santino Adamo, che è il vicepresidente nazionale di Federpesca ma è anche uno degli armatori della cittadina e conosce molto bene queste problematiche perché le vive in prima persona: «Non vediamo più la luce in fondo al tunnel da diverso tempo». Quest'anno è andata pure peggio perché il blocco generalizzato e imprescindibile che tocca tutti «crea disagio. Dietro ci sono tanti aspetti logistici dallo sbarco dei marittimi al ritornare in mare tutti insieme nello stesso periodo, ma anche banalmente all'organizzazione sulla commercializzazione del pesce». Vaglielo a spiegare, dopo, al mercato ittico, la mattina presto, che un dì non si vede nessuno e quello dopo, in gruppo, ci si presenta tutti.

Senza contare la frittata sul gambero. Questo benedetto gambero che dovrebbe essere un orgoglio nazionale: le istituzioni europee non tengono conto che «in acque che sono internazionali noi sottostiamo a ogni tipo di norma, mentre i Paesi rivieraschi no». Quindi c'è una concorrenza che definire sleale è riduttivo e tutto ne va di conseguenza: se sul conto si aggiungono i costi di gestione delle flotte (che mica sono una bazzecola, solo per fare il pieno per una battuta di pesca si può arrivare a spendere anche 40mila euro), il tempo ballerino che d'accordo non è colpa di nessuno però quando ci si mette sono problemi e neanche facili da superare, le limitazioni (giustissime, per carità, pensando all'ambiente: ma se non valgono per tutti i soggetti coinvolti che senso hanno) sulla pesca a strascico e su quella d'altura, cosa rimane?

Forse «qualcosa inizia a muoversi», continua speranzoso Adamo, «ci stiamo impegnando affinché si realizzi un tavolo tecnico comune tra l'Europa e il Nord Africa per confrontarci su un piano di gestione unificato», ma nel frattempo la situazione è di stallo. L'oro rosso di Mazara, al momento, viene da Tunisi: sono gli effetti delle politiche di questa Ue.

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