Il monito di Mario Draghi scuote l'Ue. L'ex premier non usa giri di parole e cerca di suonare la sveglia dalle parti di Bruxelles. "Per la sopravvivenza dell'Europa dobbiamo fare cio' che non e' mai stato fatto prima e rifiutarci di essere frenati da limiti autoimposti", ha affermato Draghi, alla conferenza organizzata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per celebrare il primo anno dalla pubblicazione del Rapporto di Draghi sul futuro della Competitivita' europea. Von der Leyen lo ha celebrato: "Grazie, Mario", ha detto in italiano. "Grazie per il tuo rigore; per la tua visione e per il tuo servizio all'Europa". "Grazie Ursula anche per avermi dato l'opportunita' di servire l'Europa, cosa che ho cercato di fare al meglio", ha replicato il professore all'inizio del suo discorso in cui - nei fatti - ha rimproverato l'Europa piu' che celebrarla. L'ex premier italiano ha avvertito che l'Europa e' "in una posizione piu' difficile di dodici mesi fa: il modello di crescita e' in crisi, le vulnerabilita' aumentano e non c'e' un chiaro percorso per finanziare gli investimenti necessari. Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. Ci è stato dolorosamente ricordato che l'inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra stessa sovranità".
Il quadro geopolitico rende la sfida ancora piu' urgente. Gli Stati Uniti hanno imposto le tariffe piu' alte dall'era Smoot-Hawley (tempi della Grande depressione), costringendo l'Ue ad accettare un accordo commerciale "largamente alle condizioni americane" anche a causa della dipendenza europea dalla protezione militare statunitense. Intanto la Cina ha rafforzato la propria posizione, aumentando del 20% l'avanzo commerciale con l'Ue e inondando il mercato europeo di prodotti in eccesso, mentre resta cruciale la dipendenza dalle sue materie prime critiche. "Queste dipendenze - ha sottolineato Draghi - limitano la nostra capacita' di difendere i nostri interessi e di contrastare i legami tra Pechino e Mosca". Sul fronte della difesa, Draghi ha riconosciuto che le spese militari stanno crescendo rapidamente, ma ha avvertito che "questi impegni si sommano a esigenze di finanziamento gia' enormi", con un fabbisogno complessivo che dagli 800 miliardi preventivati lo scorso anno sale a 1.200 miliardi l'anno fino al 2031, di cui 510 miliardi aggiuntivi solo per la componente pubblica. Per questo ha chiesto maggiore coordinamento negli investimenti militari, regole antitrust che favoriscano consolidamenti industriali e un uso strategico degli appalti pubblici per creare un vero mercato europeo della difesa.