L'apertura della presidente della Commissione Ursula von der Leyen ai combustibili verdi (biocarburanti ed e-fuel) è una novità importante. Ma di cosa si tratta? Gli e-fuel, o carburanti sintetici, sono ottenuti combustibili artificialmente combinando idrogeno prodotto tramite elettrolisi dell'acqua (utilizzando energia rinnovabile) e anidride carbonica catturata dall'atmosfera o da processi industriali. Il risultato è un carburante liquido che può alimentare motori a combustione tradizionale, con la promessa di un bilancio di emissioni neutro: la CO2 rilasciata in fase di combustione corrisponde a quella precedentemente catturata.
Si tratta di una tecnologia compatibile con l'infrastruttura esistente, dai serbatoi alle pompe di benzina, e rappresenta quindi una possibile soluzione di continuità per l'industria automobilistica europea. Tuttavia, la produzione degli e-fuel richiede grandi quantità di energia rinnovabile, è attualmente poco efficiente ei costi sono ancora molto elevati. Per ottenerne un litro sono necessari circa due litri di acqua. Oggi il prezzo è di 20 euro al litro che, secondo uno studio potrà scendere fino a 2,8 euro al litro. In Europa sono prodotti solo dal gruppo tedesco P2X Europe ad Amburgo. La loro diffusione su larga scala è oggi limitata, ma il loro potenziale futuro è considerato strategico, soprattutto per settori difficili da elettrificare come l'aviazione o il tra sporto pesante.
Paolo Gentiloni e la fine dell'utopia verde
In giovinezza Paolo Gentiloni era chiamato dai compagni «er moviola», trascorse molte primavere, i suoi modi...Diverso è il discorso sui biocarburanti, combustibili prodotti da mais, soia, colza, girasole, oli vegetali di origine industriale, scarti della lavorazione del legno o concimi di origine ani male. Sono già ampiamente utilizzati in diverse forme, come il biodiesel o il bioetanolo. I biocarburanti sono visti come una soluzione immediatamente disponibile per ridurre le emissioni nei trasporti, ma non mancano le criticità: l'utilizzo intensivo di biomassa può entrare in conflitto con la produzione alimentare, ridurre la biodiversità e compromettere il bilancio complessivo del carbonio. Von der Leyen in particolare si è riferita agli advanced biofuels (biocarburanti avanzati), che al contrario di quelli tradizionali sono prodotti da scarti, materie residue e biomasse che non entrano in competizione con la produzione di alimenti e mangimi.
Il maggior produttore europeo di biocarburanti è il finlandese Neste Oil nelle raffinerie di Rotterdam e Singapore. Li producono anche Bp, Shell, Repsol, Galp ed Eni (secondo produttore europeo) nelle bioraffinerie di Marghera (Venezia) e Gela (Caltanissetta). La capacità di bio -raffinazione di Eni è di 1,1 milioni di tonnellate l'anno, prevista in aumento fino a tre milioni entro il 2025 e oltre 5 milioni entro il 2030. I biocarburanti costano circa 10 centesimi in più rispetto al gasolio normale e sono utilizzati soprattutto nell'aviazione e nel trasporto marittimo. Il futuro dipenderà dalle scelte che verranno prese nei prossimi anni, a cominciare dalla revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 prevista per il 2026. In gioco c'è la possibilità di mantenere aperta la strada a più tecnologie, evitando una dipendenza esclusiva dall'elettrico e tutelando la competitività industriale europea.