Riesplode il Qatargate, e investe di nuovo il Pd. Ieri la Commissione giuridica (Juri) dell’eurocamera ha approvato la richiesta della procura belga di revocare l’immunità parlamentare ad Alessandra Moretti: 16 i voti favorevoli, 7 contrari e un’astensione. Lo stesso Juri, sempre per il Qatargate, ha respinto la richiesta contro un’altra dem, Elisabetta Gualmini. La procura di Bruxelles aveva inoltrato le richieste a marzo, le due eurodeputate si erano autosospese dal gruppo parlamentare S&D (socialisti e democratici) ma non dal ruolo. La sessione plenaria del 15 dicembre a Strasburgo potrà confermare o bocciare la decisione del Juri. Il Qatargate, scoppiato il 9 dicembre 2022, verte su presunti regali, mazzette e favori elargiti da Qatar, Marocco e altri Paesi in cambio della difesa di queste nazioni durante votazioni o relazioni.
Il nome della Moretti era emerso tre giorni dopo i primi arresti: gli inquirenti avevano sequestrato il pc e il telefono di una delle sue assistenti, la quale in passato aveva lavorato con l’eurodeputato del Pd Antonio Panzeri, fulcro dell’inchiesta. Moretti, non indagata, aveva minacciato querele: non voleva venire accostata al Qatargate. La dem si era scagliata in particolare contro il Fatto Quotidiano per aver scritto che a Bruxelles aveva «sempre votato nel blocco di Eva Kaili (socialista, ai tempi vicepresidente del parlamento Ue, arrestata per i sacchi di soldi in casa, centinaia di migliaia di euro, ndr)». Moretti ha risposto che «riguardo alla risoluzione contro il Qatar» aveva sempre votato «in linea col proprio gruppo politico, in qualche caso votando a favore di alcuni emendamenti presentati dalla sinistra, molto duri sul Qatar».
Libero non ha fatto alcuna illazione allora e non la fa nemmeno oggi, ribadendo il garantismo. Ci limitiamo a ricordare, come tre anni fa, che se analizziamo la votazione agli emendamenti della sessione plenaria del 24 novembre 2022, tra la sinistra c’è chi è a favore, chi contro e chi s’è astenuto, quindi non è vero che il gruppo politico si era mosso compatto. Emerso il nome della Moretti – ripetiamo non indagata – era spuntato su Facebook anche un lungo post, pubblicato il 17 febbraio 2020 dal Qatar, in cui l’eurodeputata ha scritto: «Sono di rientro da Doha (...) Ho incontrato tante giovani che si battono per la parità di genere. Qui in Qatar», questa la parte che aveva suscitato polemiche, «stanno facendo passi in avanti nella tutela dei diritti anche delle donne e dei lavoratori. Siamo andati a visitare uno degli otto stadi che stanno costruendo in vista dei Mondiali di calcio 2022 e abbiamo verificato le condizioni di vita di chi sta offrendo manodopera per la realizzazione degli impianti (...)». Il quotidiano britannico The Guardian, oltre a diverse associazioni umanitarie, aveva denunciato che durante la costruzione delle infrastrutture erano morte 7mila persone.
Qatargate, Alessandra Moretti: primo "sì" alla revoca dell'immunità
Clamoroso in Ue. La commissione Affari legali del Parlamento europeo (JURI) ha respinto al richiesta di revoca dell'...Il 9 dicembre 2022 erano finiti in carcere l’ex europarlamentare dem Antonio Panzeri (a casa aveva 600mila euro in contanti), il quale – è il grande pentito – in cambio della scarcerazione ha collaborato con la giustizia; l’assistente, Francesco Giorgi (anche nella sua abitazione un fiume di contanti) e la compagna di quest’ultimo, Eva Kaili. Successivamente sono stati coinvolti altri europarlamentari, sempre del gruppo dei socialisti: Andrea Cozzolino (Giorgi era stato pure il suo assistente), Marc Tarabella e Maria Arena. A dirigere la prima fase delle indagini è stato il giudice Michel Claise, costretto a lasciare per un sospetto conflitto d’interessi che riguardava il figlio. Da lì il fascicolo è finito in una palude: raffica di scarcerazioni e un solo capitolo chiuso, quello di Panzeri. Torniamo alla Moretti: «Sono amareggiata», ha commentato, «avevo già smentito davanti al Juri gli elementi su cui si basava la richiesta della procura. Temo che il voto non abbia guardato tanto agli effettivi contenuti della richiesta, ma sia stato condizionato da strategie e convenienze politico-elettorali, com’è stato del resto già ammesso da alcuni colleghi». Va detto che l’eventuale revoca dell’immunità - questa la regola- non fa decadere l’europarlamentare. La revoca consente alle autorità giudiziarie nazionali di procedere a svolgere un’indagine o un processo. Netta la posizione di Fdi: «Purtroppo, come insegna anche la vicenda Salis, la sinistra ha completamente svuotato di senso e piegato a una logica di parte l’istituto dell'immunità parlamentare. D’ora in avanti le nostre posizioni sulle richieste di revoca risponderanno solo a valutazioni politiche. Con questo spirito, a prescindere dal merito su cui pure riteniamo ci siano molti aspetti da chiarire, ci siamo espressi a favore della revoca sui casi Gualmini e Moretti. Allo stesso criterio», prosegue la nota, «ci atterremo fino a quando la sinistra europea, Pd e M5s compresi, non cesserà di usare lo strumento l’immunità come una clava contro l’avversario politico. Nel frattempo ci auguriamo venga fatta rapidamente piena luce sul caso Mogherini». Il 23 settembre, per un solo voto di scarto, l’eurocamera ha garantito l’immunità parlamentare di Ilaria Salis, accusata di azioni eventualmente commesse prima dell’inizio del mandato e che nulla avrebbero a che fare con l’attività politica. Due pesi e due misure e molta ipocrisia, al di là delle eventuali responsabilità della Moretti e dell’eurodeputata di Avs.




