È stato confermato sindaco di Ascoli Piceno con il 59% dei voti, lo stesso giorno in cui i suoi concittadini, alle Europee, premiavano il Pd (38,5%) e punivano i partiti del centrodestra (circa il 27% presi tutti insieme). Anche per questo Silvio Berlusconi l’ha voluto conoscere, invitandolo a Palazzo Grazioli. Guido Castelli, classe 1965, un passato nel Msi, è delegato Anci alla finanza locale. Sindaco, come ha fatto? «Il voto è stato asimmetrico, ma coerente. Come Renzi sul piano nazionale, ho puntato su fiducia, passione, proposte concrete. Ho spoliticizzato il voto». Come Renzi? «Sì: incontrando Berlusconi al Nazareno ha posto fine al voto ideologico anti-Cavaliere, alla demonizzazione, al partito delle procure». Ciò spiega la vittoria di Renzi. La sconfitta del centrodestra come si spiega? «Siamo Berlusconi-dipendenti, viviamo della forza e del magnetismo di Berlusconi. Con lui limitato, anche nei movimenti, era inevitabile perdere terreno». Se siete Berlusconi-dipendenti vi rinnoverete solo quando lui si ritirerà? «No, io penso che debba essere proprio Berlusconi a validare il percorso di rinnovamento. Il progetto di ricambio deve essere realistico, inutile ipotizzare scenari non all’ordine del giorno». Il ricambio passa attraverso le primarie? «Le primarie non devono essere un feticcio. Sono mezzo, non fine. Vanno bene, ma prima va rinnovata la classe dirigente. Apprezzo che Berlusconi abbia dato a Toti e Cattaneo il compito di andare in cerca di amministratori di qualità: comuni e province ne sono pieni». Lei viene dal Msi, non le manca un partito vero? «Forse ce ne sarebbe bisogno, ma è impossibile tornare al passato. Certo, club o “eserciti” sono inutili. Il vero “club” su cui puntare sono gli amministratori locali che portano in dote voti, esperienza e risultati». intervista di Alessandro Giorgiutti
