Come nel gioco dell’oca, Matteo Renzi è tornato alla casella di partenza, ovvero come trovare i soldi per finanziare il taglio delle tasse e il bonus da 80 euro che il presidente del Consiglio ha promesso anche per l’anno prossimo. Da quel che è dato capire, sfumati i tagli di spesa promessi dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli (i 16 miliardi previsti per il 2015 e i 32 per il 2016 non ci sarebbero) ritornano due grandi classici dei governi in astinenza d’idee. Il primo riguarda l’evasione fiscale. Da quando esiste la finanziaria (che dovrà essere messa a punto nelle prossime settimane) non c’è esecutivo che non abbia carezzato il sogno di far quadrare i conti prevedendo un recupero di soldi sottratti al Fisco. La cifra che sfugge annualmente all’Agenzia delle Entrate è stimata in 120 miliardi, dunque mettere le mani su un quarto di questa basterebbe a finanziare ogni misura prevista da Palazzo Chigi. Peccato che costringere i furbi a pagare non sia facile e nonostante tutti i proclami alla fine di ogni anno l’erario si ritrovi con un pugno di mosche in mano, ossia con un decimo se va bene dei ricavi preventivati. Continua a leggere l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi, martedì 19 agosto o sull'edicola digitale
