Quella che mi accingo a raccontare è la fine di un processo che non doveva iniziare. La sentenza ha fatto il giro dei quattro continenti ma la riassumo: dopo anni di accuse infamanti contro Silvio Berlusconi, la corte d’appello del Tribunale di Milano ha stabilito che nel cosiddetto caso Ruby non esiste alcuna concussione, mentre per quanto riguarda l’accusa di induzione alla prostituzione, il fatto semplicemente non costituisce reato. Il Cavaliere dopo essere stato sputtanato in mondovisione è dunque stato assolto con quella che un tempo si sarebbe definita la vecchia «formula piena». Ore e ore di interrogatorio sulle mutandine in pizzo delle soubrettine di via Olgettina, migliaia di pagine su usi e abusi intimi di un presidente del Consiglio, quintali di intercettazioni d’alcova messe a disposizione dell’opinione pubblica, per poi sentenziare che il reato non c’è e la concussione neppure. E dire che era tutto evidente sin dal principio, sin da quando Ilda Boccassini si intestardì nell’inseguire un reato negato dalla stessa presunta vittima. Dell’induzione alla prostituzione non solo non c’era la prova, ma la minorenne che sarebbe stata costretta a finire per soldi nel letto del Cavaliere negava di esserci stata. (...) Clicca qui, acquista una copia digitale di Libero e leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro