"Kawthoolei vuol dire terra senza peccato nella lingua dei Karen", spiega Fabio Polese, trentenne reporter perugino che all'etnia Karen, da decenni perseguitata dal regime birmano, ha dedicato una mostra fotografica, Kawthoolei appunto. Fotografie che, messe insieme, raccontano una storia lunga decenni e fatta di violenze e soprusi dimenticati dall'Occidente. Gli scatti verranno presentati dall'autore il 10 ottobre, in un locale del centro storico di Perugia. Kawthoolei: di cosa parla la sua mostra? "Gli scatti raccontano la vita quotidiana dei Karen, un popolo perseguitato che vive nella giungla della Birmania Orientale, al confine con la Thailandia, tra montagne e vallate ancora incontaminate dalla modernità. Kawthoolei oltre ad essere il titolo della mostra fotografica, è il nome con il quale i Karen amano chiamare la loro terra: terra senza peccato". Quando ha realizzato gli scatti e quanto tempo è rimasto in Birmania? "Le foto esposte alla mostra sono il frutto di numerosi viaggi nella terra dei Karen dal 2010 ad oggi". Chi è il popolo Karen e perché è perseguitato? "La Birmania, ribattezzata Myanmar dalla giunta militare centrale nel 1989, è composta da un centinaio di etnie forzatamente inglobate durante il periodo coloniale inglese, nel XIX secolo. Alla fine della seconda guerra mondiale, fu sancito un trattato post coloniale che avrebbe permesso al mosaico etnico birmano la costituzione di diversi Stati federali. Ma il trattato non è mai stato rispettato a causa dell'uccisione del generale Aung San ad opera di militari golpisti. Da allora i Karen sono in guerra, un conflitto definito a bassa intensità, malgrado sia uno dei più lunghi al mondo. Questo popolo chiede autonomia, il mantenimento della propria cultura e il rispetto dei valori tradizionali". di Marco Petrelli @marco_petrelli
