Roma, 8 lug. (Adnkronos) - Damiano Michieletto firma una lettura moderna di 'Un ballo in maschera' di Giuseppe Verdi per la Scala e i loggionisti si preparano con fischi e buu per la prima di domani sera. E lo hanno annunciato allo stesso Michieletto, dopo la prova generale dell'opera che segna il debutto del trentasettenne regista veneto nel teatro milanese. "Per me le critiche sono fondamentali, sono il sale, ma non devono partire da un pregiudizio, semmai devono essere il frutto di un'analisi dello spettacolo", afferma all'Adnkronos Michieletto, che da anni con le sue regie e' apprezzato nei maggiori teatri europei, da Salisburgo a Valencia, da Tokyo all'Arena di Verona. Il regista sposta l'ambientazione dell'opera dal XVII secolo ai giorni nostri, indagando "la crisi di un personaggio pubblico, Riccardo, la cui vita e' analizzata sia negli aspetti evidenti a tutti, sia in quelli piu' intimi e privati. E' un leader politico carismatico -spiega Michieletto- che deve incarnare valori comuni, trovare appoggio e approvazione, ma ha anche fragilita' e bisogni molto umani, come la necessita' di conforto e di tenerezza. Si innamora di una donna, Amelia, impegnata con il responsabile della sua sicurezza, Renato, l'uomo che piu' di altri ha cura di lui. Si rivolge a una maga, Ulrica, che e' una sorta di predicatrice, perche' ha bisogno di credere in qualcosa. La necessita' di consenso -prosegue Michieletto- lo porta a organizzare un party elettorale che catalizzi su di se' l'attenzione, e una campagna mediatica condotta a colpi di slogan promozionali, che nello spettacolo diventano simboli scenici importanti". Per Michieletto non conta il luogo o l'epoca dell'ambientazione, che probabilmente contava poco anche per Verdi dal momento che, per ovviare ai limiti imposti dalla censura borbonica (l'opera nacque per il San Carlo di Napoli), sposto' l'azione dalla Svezia a Boston e trasformo' il Re Gustavo III in un semplice governatore, Riccardo conte di Warwich. Come aveva fatto del resto con 'Rigoletto'. Per il regista e' quindi "importante trovare un racconto che serva il dramma. Cambiare l'ambientazione -spiega- ha come obbiettivo potenziare il dramma, renderlo piu' efficace, creare le circostanze per una messa in scena piu' vivida rispetto all'etichetta di un conte del 1600 con cui oggi nessuno di noi puo' condividere nulla". (segue)