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Scuola e disagio psichico al tempo del Covid

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C’era una volta la scuola…
C’era una volta la scuola in presenza, poi c’è stata la scuola a distanza, poi c’è stata l’alternanza fra presenza e distanza e oggi ci sono modelli e situazioni miste che variano di giorno in giorno a seconda degli assenti e dei contagi. 
Quello che in questi giorni colpisce in tema di scuola e di riapertura, crediamo non sia soltanto il tema della presenza o della distanza, ma anche quello dell'incertezza in cui ai giovani e ai giovanissimi viene chiesto di stare e che a lungo andare impedisce o rende difficile il crescere. 
Certo, se da un lato è il momento giusto per sognare la Scuola, per avere il coraggio di sperimentare e vivere il cambiamento in tutta la sua potenziale portata di miglioramento futuro, bisogna anche applicare uno sguardo obiettivo che non perda di vista la realtà, un approccio che tenga conto del fatto che la didattica a distanza e le diverse strategie che dai più piccoli ai più grandi hanno coinvolto i giovani in quest’ultimo periodo, ha lasciato tracce in termini di apprendimento e di relazioni con esiti disadattativi (aumento di dispersione scolastica e delle situazioni di povertà educativa, aumento delle richieste di interventi psicologici….). 
Se si è parlato molto della didattica a distanza e delle sue conseguenze a breve e a lungo termine, crediamo sia importante tornare a parlarne estendendo però la riflessione a tutta la dimensione educativa e di vita dei ragazzi.  Oggi come non mai è necessario trovare delle idee e delle soluzioni capaci di prendersi realmente in carico del benessere di giovani e giovanissimi e della loro crescita all’insegna della tutela di tutti i loro diritti fondamentali. 
La concentrazione sulla sola garanzia della didattica attraverso le metodologie DAD ha avuto effetti a breve termine sulla socializzazione (con aumentati segnali di fatica e ritiro sociale), su un uso consistente delle tecnologie (che negano il sensoriale, il fisico il materico), sullo sviluppo cognitivo (con le risorse e le abilità cognitive usate poco e in modo ridotto) e infine sullo sviluppo in generale con possibili blocchi evolutivi e regressioni. Ne risente fortemente l’apprendimento: più ansia e stress, studenti più impreparati e più annoiati, meno motivati. Ma aumentano anche le diseguaglianze in termini di sempre più evidenti situazioni di povertà educative e di mancata o difficile inclusione, già difficile in presenza e nella continuità e che diventa impossibile a distanza e a intermittenza.
Ed effetti a lungo termine con un possibile progressivo “disamorarsi” della conoscenza, una perdita di curiosità con il rischio di essere appiattiti in una conoscenza che non coinvolge, non li rende protagonisti non è costruita su misura per loro, ma sull’emergenze e sull’improvvisazione e che li renderà studenti “differenti” con un approccio all’apprendimento meno coinvolto e meno in grado quindi di promuovere cambiamento.
La scuola intesa in una a dimensione ristretta, svolta a distanza e a intermittenza, svuotata della sua dimensione squisitamente educativa e di luogo di crescita, genera vuoti e incertezza: saltano le routine, i ritmi, la socialità con tracce evidenti sul benessere psicologico e relazionale.
I diritti da sostenere allora, quando in queste settimane si parla di scuola, come sollecitato anche dal Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Lombardia, sono tutti i diritti fondamentali racchiusi nella CRC (Convention on the Rights of the Child). Il diritto all’educazione trova realizzazione soltanto se sono garantiti la non discriminazione,  la salute, il gioco e la possibilità di avere uno sviluppo armonico in tutte le dimensioni di crescita. Insegnare e apprendere sono azioni che richiedono la garanzia, oltre a tutti gli altri, anche e soprattutto del diritto all'ascolto, alla possibilità di parola per esprimere sensazioni, dubbi, emozioni. Il diritto alla spiegazione del cosa sta accadendo e accadrà, alla loro scuola, alla loro formazione alla loro vita. Solo così l’incertezza che inevitabilmente sta caratterizzando le loro giornate potrà essere compresa e accettata non arrivando ad impedire di progettare e guardare avanti pur fra mille paure e insicurezze.

Emanuela Confalonieri
Docente Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Socio ordinario ReDiPsi - Reti di Psicologi per i Diritti Umani

Gabriella Scaduto
Psicologa – Psicoterapeuta Presidente ReDiPsi - Reti di Psicologi per i Diritti Umani

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