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L'Italia ha segnato un nuovo record: l'inflazione più alta. L'analisi di Andrea Pasini

Andrea Pasini
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Nel mese di maggio, l’Italia ha segnato un nuovo record, quello per l’inflazione più alta. Un +6,9%, come non accadeva dal 1986. L’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua, contro il +6% di aprile.

Colpevoli di questo aumento esponenziale sono prima di tutto i beni energetici (+42,2%, contro il +39,5% del mese precedente) che di conseguenza si propongano agli altri comparti merceologici come quelli alimentari. 

Ad aggravare la situazione, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui i salari sono diminuiti negli ultimi trent’anni, complice la stagnazione di Pil e produttività: -3%, mentre la Germania segna +34%, la Francia +31% e la Spagna +6%. 

Certo, tutto lo scenario globale è interessato dagli stessi problemi. Il presidente americano Joe Biden ha infatti affermato che l’inflazione è la priorità principale della sua agenda.

Ci troviamo di fronte a un bivio nel quale saranno determinanti le decisioni che prenderanno Bce e governo. La prima molto probabilmente dovrà rivedere la propria politica sui tassi di interesse, ipotizzando anche una stretta monetaria. Il nostro governo invece, dovrà fare degli interventi mirati, soprattutto tenendo conto dell’alto debito pubblico che riduce le risorse disponibili.

La sfida economica si fa sempre più intensa e, dopo 100 giorni di guerra, abbiamo finalmente il primo spiraglio ovvero lo sblocco del grano ucraino. La Turchia potrebbe giocare un ruolo chiave di mediazione, nella ricerca di una tregua tra Russia e Ucraina, sostenuta anche dalle Nazioni Unite. Il segnale di un “cessate il fuoco” entro agosto potrebbe anche essere raggiunto con questa sorta di prova generale: far partire dal porto di Odessa le tonnellate di grano ferme in banchina da settimane.

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