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Localismo strategico: un modello economico e sociale per uscire dalla crisi e rimettere il territorio al centro della politica

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Un’analisi puntuale e a volte feroce. Una voce critica sulla realtà economica e sociale italiana e internazionale che sollecita riflessioni, pone domande sagaci alle quali seguono proposte e ipotesi di soluzioni concrete.

Sono questi i presupporti di “Localismo Strategico. Un nuovo modello di sviluppo” di Giancarlo Buffo, edito da Hever (170 pg). Un saggio attuale che, approfondendo lo scenario locale e estero, pone l’attenzione su alcuni passaggi cruciali dal punto di vista economico che hanno portato a vivere una contingenza difficile fatta di inflazione, potere d’acquisto in diminuzione costante, svendita all’estero delle grandi aziende e gruppi italiani, crisi energetica e impoverimento culturale e sociale.

Giancarlo Buffo, imprenditore piemontese, Ad di CISLA srl, azienda leader nel settore dello stampaggio a caldo, ha elaborato la teoria del “Localismo Strategico” che può essere applicata a tutti gli ambiti della gestione della cosa pubblica. Un modello da proporre nelle sedi internazionali e nazionali per contribuire in modo autorevole e significativo ad un riassetto degli equilibri, in una prospettiva capace di superare la crisi attuale e determinare nuovi indicatori e regole del governo internazionale. Occorrono nuovi paradigmi su cui ancorare i destini dell’Europa e dei Paesi Occidentali, un nuovo modello di sviluppo che consenta a famiglie ed imprese una nuova dimensione sociale che dal locale guardi a orizzonti globali. In questa direzione il localismo perderebbe quel suo ruolo di marginale contrapposizione, di retroguardia per la tutela delle identità, per assumere quello di laboratorio per nuovi equilibri condivisi dalle singole realtà.

Localismo Strategico, ovvero capacità delle comunità locali (intese in senso ampio anche come Nazioni) di generare risorse e valore aggiunto, mettendo a frutto le potenzialità presenti nei singoli Paesi. Questo approccio genera una nuova dimensione del locale che si apre ad un contesto internazionale. Localismo strategico significa allora generare benessere basandosi sull’integrazione tra la globalizzazione e i fattori locali in un contesto sostenibile.

“Dall’ambiente, al patrimonio, alle politiche dei servizi alla persona e servizi di trasporto pubblico, fino alla formazione all’immigrazione, diritto di voto, globalizzazione: sono temi che andrebbero affrontati con uno sguardo più attento rispetto ai localismi e alle esigenze che i diversi ambiti hanno. Localismi che partono dagli enti locali ma che si devono allargare fino alle Nazioni, con una consapevolezza forte e un’identità che va difesa e valorizzata – spiega Buffo -  In questo modo sarà possibile creare una reale competitività tra aree geografiche che saranno sempre più attrattive e pronte a confrontarsi con contesti internazionali”.

Per rendere possibile e applicare il Localismo Strategico è necessario innanzi tutto: • Adottare nuove metriche di valutazione • Avviare una stagione di riforme strutturali • Razionalizzare e semplificare le normative e le procedure per rendere il sistema aderente alla velocità di cambiamento in atto nella società reale.

Dopo l’esaltazione provocata dai processi di globalizzazione, con il Localismo Strategico si tenta una coniugazione tra processi e valori delle comunità locali inserendoli in un contesto internazionale, uscendo dall’imperativo di una crescita esclusivamente quantitativa (addirittura controproducente oltre un certo limite), indicando invece un percorso valoriale.

Perché la globalizzazione non deve far dimenticare le caratteristiche delle singole realtà locali.

Secondo Buffo “i progetti di gestione sovranazionale non sembrano aver risposto alle aspettative, né quando questi si sono indirizzari verso tematiche specifiche di interesse globale, come la fame e la pace nel mondo, né quando hanno proposto di rinunciare reciprocamente a una parte di sovranità nazionale per condividere progetti comuni di un territorio allargato, come è successo con l’Unione Europea”.

L’autore affronta anche il tema della tassazione e della redistribuzione della ricchezza arrivando a parlare di diritti e potere decisionale a km zero: una presa di responsabilità delle singole aree a farsi carico del proprio destino senza offendere le altre realtà.

Inoltre il problema della Pubblica Amministrazione e della politica in generale è che risultano fuori asse rispetto alla società civile dal punto di vista temporale e la mancanza di sincronia tra questi mondi è uno dei problemi italiani attuali. I cambiamenti sono più veloci del legislatore . Ma anche rispetto alle esigenze stringenti del comparto produttivo o del singolo la lentezza in cui la pubblica amministrazione risponde può inficiare un investimento o, perfino, lo stato di salute del singolo cittadino. . Basti pensare alle liste d’attesa in campo sanitario.

“Occorre passare da un welfare state a un concetto di welfare community dove tutti i cittadini si sentano parte attiva, contribuendo a costruire le condizioni di certezza del loro futuro”, spiega Buffo.

Giancarlo Buffo (Torino, 1965) laureato in economia e commercio, imprenditore nel settore metalmeccanico dello stampaggio a caldo di acciaio e delle lavorazioni meccaniche, è amministratore delegato della C.I.S.L.A. srl. È stato Sindaco del Comune di Rivara e consigliere della Comunità Montana Alto Canavese dal 1995 al 2004. Vice presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Canavese con delega agli Enti Locali nel biennio 2009/2011 e responsabile dei rapporti istituzionali di ASCO. È stato fondatore e vicepresidente della Banca di Credito Cooperativo di Rivarolo Canavese, Rivara ed Enti Territoriali Locali - RivaBanca. Ha pubblicato nel 2011 “In Politica - localismo strategico: il comune cuore del nuovo stato” e numerosi articoli sulla rivista ASI Agenzia Sanitaria Italiana.

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