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"Touch", il nuovo film del superpremiato regista Korma'Kur: si parla d'amore

Annamaria Piacentini
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Un amore ritrovato e mai dimenticato, ce lo racconta l' acclamato  regista islandese  Baltasar Korma'kur nel bel film, “Touch”, presentato oggi in anteprima italiana. Negli ultimo dieci anni,  si è distinto per aver girato generi diversi, passando dal thriller al dramma,  e con protagonisti come Denzel Washington, Mark Wahlberg, in “Cani sciolti” e “Everest, dove la realtà faceva paura. Con Touch”, si cimenta con un film tratto dall'omonimo romanzo di Olaf Olafsson del 2023, e torna su una storia romantica. Parla di un uomo che dopo la diagnosi avuta dal medico che  gli scopre un inizio di Alzaimer, lo avverte  che questa malattia  continuerà a progredire facendoli perdere il passato. Così,  decide di tornare indietro nei ricordi e ripensa a quella ragazza giapponese di cui si era perdutamente innamorato, la giovane e bella Mik (Koki Kimura) , figlia del proprierìtario del ristorante, dove lui, appena lasciata l'università, era stato assunto come lavapiatti. I due avevano iniziato una storia d'amore che diventava sempre più importante. E proprio nel periodo del Covid Mik era  sparita insieme alla sua famiglia, dopo aver venduto il ristorante.  E di loro non aveva saputo più nulla. Ne parliamo con il regista e il protagonista Palm Korma'kur, che, pur non essendo d'accordo con il padre (regista) aveva superato tutti i provini. Al cinema dal 29 agosto con Universal.
 
Mister Korma'kur, come si è imbattuto in questo romanzo?
“Me lo aveva regalato mia figlia a Natale. All'inizio non trovavo nulla di particolare, ma continuando a leggere la storia, ho pensato che sarebbe stata perfetta per il grande schermo. Era un bisogno che avvertivo”.
 
Cosa l'ha colpita ?
“L'idea di raccontare una storia  d'amore lunga 58 anni. Il mio modo di vedere l'amore era la ricerca , il voler capire perchè questo sentimento così potente, improvvisamente era finito. Lei, non c'era più. Se il mio primo film era una black comedy, questo è diverso,  profondo. E' molto di più”.
 
Suo figlio è protagonista nel film: è bravo, gentile e capace di sentimenti forti, ma ci aveva detto che non voleva fare l'attore: come l'ha convinto?

“Ho tre figli di cui due  sono attori, ma a Palmi questo non iteressava. Lui è bravissimo al computer, e tutto pensavo, ma non  che accettasse il ruolo nel film. A volte è complicatissimo, ma da padre ho imparato a relazionare con lui nella quotidianietà: una sfida riuscita”.
 
Ora fa l'attore, giusto?
“Nessuno immaginava che fosse mio figlio e lo volevano a tutti i costi, in Islanda c'era già l'attenzione della stampa, non volevo insistere e rovinargli la vita. Invece, eccoci qui”.
 
Tornando al film, l'aspetto principale è la possibilità di perdere la memoria...
“La memoria è una cosa estremamente friabile, se guardiamo indietro, riusciamo solo a ricordare le cose belle. Le liti, i problemi, non rimangono. Il nostro personaggio è affetto da demenza, ma lotta nella ricerca del passato.  Non sapevo che l'attore (nella realtà) avesse dei problemi, ma lo abbiamo fatto lavorare ugualmenrte, ed è stato molto bravo.”
 
Nel film, si torna anche a nel tragico passato, sulle  conseguenze della bomba atomica che colpi  Hiroschima.  In quegli anni una donna incinta, poteva  partorire un bambino malato.
“Questa tragedia è raccontata attraverso lo sguardo di un irlandese, l'ho citata nel film. Mi chiedo: perchè è accaduta un'atrocità del genere che ha  prodotto  conseguenze letali a migliaia di persone in  tutto l'arco della loro vita ?”.

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