Dal sottotetto alla sentenza: tutte le ombre sull’omicidio di Elisa Claps

venerdì 23 maggio 2025
Dal sottotetto alla sentenza: tutte le ombre sull’omicidio di Elisa Claps
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Uccisa e nascosta nel sottotetto della chiesa, ritrovata solo 17 anni dopo la scomparsa. Il caso di Elisa Claps ha attraversato tre decenni e, ancora oggi, è sospeso tra la verità giudiziaria e le ombre di un possibile depistaggio, condito da errori nella prima fase delle indagini. Non solo l’orrore dell’omicidio in sé, che vide come vittima una ragazzina: dopo oltre trent'anni sono ancora tanti gli interrogativi che ruotano attorno alle investigazioni iniziali di quello che oggi definiremmo un femminicidio. Omissioni, ritardi, negligenze, sospetti, false testimonianze. Per questo l’omicidio della 16enne è ancora oggi una delle vicende giudiziarie più controverse e dolorose della cronaca italiana.

Il 12 settembre 1993, Elisa, una studentessa di soli 16 anni, scomparve nel cuore di Potenza, dopo essere entrata nella chiesa della Santissima Trinità. Quella mattina, Elisa disse alla famiglia che sarebbe andata a messa. In realtà, aveva accettato di incontrare Danilo Restivo, un ragazzo del posto che da tempo la corteggiava in modo insistente. L’ultimo luogo in cui fu vista fu proprio la chiesa. Per 17 lunghi anni, la famiglia Claps ha cercato risposte. Nessuna pista portò a una svolta, nonostante indizi e testimonianze puntassero da subito verso Restivo. Ma il suo nome rimase ai margini delle indagini ufficiali.

Da subito, l’inchiesta appare segnata da alcune anomalie. Il luogo in cui Elisa è stata nascosta non era né remoto né inaccessibile: inoltre, le numerose perquisizioni della chiesa non avevano mai portato alla scoperta del corpo, che giaceva lì fin dal primo momento. Solo dopo il coinvolgimento di Restivo nell’omicidio di un'altra donna in Inghilterra, Heather Barnett, le autorità italiane riaprirono il caso di scomparsa e fecero ripartire le indagini per omicidio, che sfociarono nel ritrovamento dei resti della ragazza. Fu allora che, durante dei lavori nella chiesa della Trinità, il cadavere mummificato di Elisa venne ritrovato nel sottotetto, un luogo già ispezionato più volte dalle forze dell’ordine e mai bonificato.

Nel 2011, Danilo Restivo è stato condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di Elisa Claps, pena divenuta definitiva. Una verità giudiziaria che, però, non ha cancellato le ombre di quei 17 anni prima del ritrovamento dei suoi resti. E soprattutto sui racconti di alcuni testimoni, che avevano visto Elisa in due posti diversi contemporaneamente, di fatto allontanando gli investigatori dal luogo in cui era stata uccisa. Emergono, così, ancora oggi, alcuni dubbi su un possibile depistaggio, probabilmente volto a non screditare le autorità ecclesiastiche oppure a coprire l'assassino, o ancora legato alle false testimonianze dovute alla giovane età delle persone interrogate. La famiglia Claps, guidata dalla determinazione del fratello Gildo, ha denunciato per anni quello che è stato definito “un muro di omertà e complicità” che non ha permesso di chiarire la triste vicenda più rapidamente.

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Mdallel Rayan, il corpo ritrovato nel Po: “Voglio sapere cosa gli è successo”

Mdallel Rayan scomparso da Mondragone, la madre: “Tre persone potrebbero sapere cosa gli è successo”

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Emergono nuovi dettagli sul caso di Mdallel Rayan, il ragazzo di 15 anni scomparso da Mondragone il 30 gennaio 2025 La madre lo aveva visto per l’ultima volta uscire di casa, ignara di ciò che sarebbe accaduto. Poi, il silenzio: nessun messaggio, nessuna chiamata, il telefono spento per sempre.

Da quel momento, Rayan è scomparso nel nulla. Le ricerche sono partite immediatamente, la denuncia è stata presentata con tempestività e le forze dell’ordine si sono attivate. Ma ogni tentativo di ritrovarlo si è rivelato vano.

Oggi la verità è ancora più dolorosa: Rayan è stato ritrovato senza vita.

Tag24 ha seguito il caso sin dalle prime ore, collaborando con il Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV e con la trasmissione Chi l’ha visto?. Un impegno condiviso anche dalla madre del ragazzo, che ha lanciato appelli pubblici e chiesto aiuto a chiunque potesse avere informazioni. E secondo lei, qualcuno sa.

“Almeno tre persone potrebbero conoscere la verità su mio figlio”, ha raccontato la mamma in un’intervista esclusiva. “È un momento terribile per me- Il corpo di mio figlio è stato trovato a Torino, nel fiume Po, vicino al ponte Regina Margherita. Era lì da due mesi”.

Due mesi senza alcuna notizia. “Abbiamo ricevuto conferma solo ora, dopo l’esito delle analisi del DNA. Ma il corpo era lì da tempo. E io continuo a chiedermi cosa gli sia accaduto in tutto quel periodo”.

“Rayan aveva conosciuto una ragazza più grande, di Roma. Erano molto legati”, racconta la madre. “Non era una semplice conoscenza: desiderava vederla spesso, coglieva ogni occasione per raggiungerla. La loro frequentazione è durata un anno, fatta di viaggi nascosti, emozioni intense, treni presi di nascosto”.

Proprio da questa ragazza sarebbero emerse le prime informazioni rilevanti: “Le avevo chiesto aiuto. Mi ha parlato di due persone con cui Rayan aveva stretto un legame: un ragazzo e una ragazza di Torino. Ed è lì che mio figlio è stato ritrovato”.

Due nomi, due volti che potrebbero essere la chiave per comprendere cosa sia accaduto. “Non so se fossero solo amici o qualcosa di più. Ma devono essere ascoltati. Devono essere trovati”, afferma la mamma, aggiungendo: “Un parente mi ha detto che Rayan gli aveva parlato di quella ragazza torinese. Forse aveva deciso di raggiungerla. Ma chi lo ha visto negli ultimi giorni? Con chi era?”. Domande che non danno pace.

L’autopsia non ha evidenziato segni evidenti di violenza, ma questo non basta. “Voglio sapere la verità. Voglio giustizia. Rayan è morto, ma la sua storia non può chiudersi così, nel silenzio”. La madre lo ribadisce con determinazione: “Ho detto fin da subito ai carabinieri di parlare con quella ragazza di Roma. Lei mi ha fatto due nomi. Li ho comunicati. Ora è il momento di fare chiarezza”.

Tag24.it e Canale 122-Fatti di Nera, attraverso le rubriche dedicate alle persone scomparse, offrono un servizio di grande valore civico. Questa iniziativa, realizzata in collaborazione con associazioni e famiglie coinvolte, non solo fornisce informazioni aggiornate sui casi di sparizione, ma funge anche da ponte tra le comunità e le istituzioni, facilitando la comunicazione e la ricerca di persone scomparse su tutto il territorio nazionale.