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Carlo Maria Capristo, il giudice delle inchieste-show indagato per l'ex Ilva: medium, no-vax e l'ossessione per Berlusconi

Paolo Ferrari
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Il procuratore Carlo Maria Capristo è un volto molto noto all'interno della magistratura. Negli anni Novanta il suo nome balzò agli onori delle cronache per l'inchiesta show sull'incendio del teatro Petruzzelli di Bari. Sulla base della testimonianza di un musicologo malato terminale di Aids, incapace di sostenere un interrogatorio, venne arrestato l'ex gestore del teatro Ferdinando Pinto, colui che negli anni si era speso per portarlo ai fasti di un tempo. L'accusa? Aver commissionato alla Sacra Corona Unita il rogo del teatro per poter intascare i soldi della ricca assicurazione. Capristo, accompagnato da un colonnello dei carabinieri, si era presentato nella clinica dove il musicologo era ricoverato vestito da medico. Ad aiutarli nella verbalizzazione un cartomante. Pinto, per la cronaca, verrà assolto da tutte le accuse dopo venti anni di processi. Capristo aveva chiesto 13 anni di prigione.

 

 

 

Dopo Bari, Trani. Nella ridente cittadina divenuta famosa per le indagini contro le agenzie internazionali di rating e contro i complotti planetari da parte della grande finanza, tutte finiti in una bolla di sapone, Capristo si è cimentato nei procedimenti in materia di sanità. Primo fra tutti quello sugli effetti collaterali dei vaccini, ad esempio l'autismo. Tema incandescente che aprì la strada ai no vax. La balla, correlazione autismo-vaccini, smentita da tutte le ricerche scientifiche, ebbe però conseguenze nefaste sull'opinione pubblica, soprattutto sotto il profilo della disinformazione.

 

 

 

A Trani, per non farsi mancare nulla, vennero arrestati diversi magistrati, accusati di aggiustare sentenze e pilotare i processi. Come non ricordare, infine, l'inchiesta contro Silvio Berlusconi e le presunte pressioni per far chiudere la trasmissione Annozero di Michele Santoro? Davanti ad un curriculum di questo tipo e a questi brillanti risultati investigativi il Consiglio superiore della magistratura poteva non promuoverlo a Taranto? La risposta è scontata.

 

 

 

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