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Andrea Scanzi, chiesta l'archiviazione per il furbetto del vaccino: non poteva saltare la fila, ma non c'è reato

 Andrea Scanzi

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Il "furbetto del vaccino" Andrea Scanzi avrà fatto una cosa riprovevole ma non criminale. La procura di Arezzo infatti ha chiesto l'archiviazione per il caso del vaccino somministrato al giornalista aretino a marzo che aveva sollevato molte polemiche per "avere saltato la fila". Secondo quanto emerge dalle conclusione del pm Marco Dioni, riporta il sito dell'Ansa, Scanzi non rientrava in alcuna categoria vaccinale di quel momento e dunque non aveva diritto ad anticipare la somministrazione. Tuttavia, dal punto di vista giuridico-legale, per la procura non si configura alcun reato nella condotta del giornalista. L'ipotesi di reato iniziale sulla quale lavorava la Procura era l'abuso di ufficio ma in virtù della riforma di questo reato, non si è poi configurato per il suo caso.

Perché vi sia reato di abuso di ufficio nella condotta di Scanzi, è stato ancora spiegato alla procura di Arezzo, occorre che la violazione sia a una legge o a un regolamento, cosa che per il pm Dioni non è accaduta in questo episodio. Dunque, sottolineano dalla procura, anche se eticamente il gesto può da taluni essere considerato censurabile, dal punto di vista giuridico non è penalmente perseguibile.

Il 22 marzo scorso il giornalista del Fatto quotidiano aveva raccontato sui social di aver ricevuto il vaccino come "panchinaro" e in qualità di "caregiver familiare" dei suoi genitori fragili, con i quali però nemmeno convive. "Ho fatto il panchinaro del vaccino", aveva affermato, suscitando immediate polemiche. E ancora aveva spiegato di averlo fatto per assistere mamma e papà: "La procura di Arezzo, città dove gli fu fatto il vaccino, allora aprì un fascicolo. In questi mesi sono stati ascoltati i principali responsabili del servizio della Asl di Arezzo. Ora la richiesta di archiviazione.  

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