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Guido Bertolaso, "è saltato il tappo". Una pesantissima scelta di campo: "Chi massacrano i pm, e perché"

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I referendum sulla giustizia lanciati da Matteo Salvini e dai radicali un primo risultato lo stanno già ottenendo: "È come se fosse saltato il tappo, o addirittura il coperchio del politically correct", annota il Giornale. Ogni giorno, ai gazebo della Lega (e non solo) si registrano migliaia di firme, una campagna che sta richiamando non solo gli elettori "di parte" ma anche personalità politiche certo distanti dal Carroccio o perlomeno non organiche al salvinismo. A testimonianza di come, a maggior ragione dopo che Alessandro Sallusti e Luca Palamara hanno "scoperchiato il Sistema" delle toghe, e con il cambio al Ministero della Giustizia (dentro Marta Cartabia, fuori il grillino Bonafede, lui sì organico alla "Voce della Procura", vale a dire Marco Travaglio, Fatto quotidiano e compagnia cantante), la sensazione generale sia della possibilità di cambiare davvero le cose. 

 

 

 

 



E così a mettere la sua firma per i 6 quesiti è anche Guido Bertolaso, "vittima di un'inchiesta su massaggi e altro conclusasi sostanzialmente in poco o nulla", ricorda il Giornale: "La riforma della giustizia è la madre di tutte le battaglie", dichiara non a caso l'ex capo della Protezione civile, al centro per anni di un processo molto mediatico conclusosi poi nel nulla. Nei giorni scorsi, peraltro, hanno aderito anche molti esponenti di centrosinistra, il più famoso dei quali è certamente il leader di Italia Viva Matteo Renzi (che si è recato alla sede dei radicali a Roma, per non creare ulteriore putiferio).

 

 

 

 

 



In Aula entro agosto si voterà (con la fiducia) la riforma Cartabia, ma Bertolaso teme i "franchi tiratori" e guarda oltre: "Diamo la parola al popolo. Mi auguro che non ci siano più camarille di diverso genere, che decidono a tavolino chi deve essere massacrato solamente perché è diventato ingombrante, antipatico, scomodo o comunque difficile da gestire".

 

 

 

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