Pd, voci clamorose: ecco chi può fregare Elly Schlein

di Pietro Senaldidomenica 6 luglio 2025
Pd, voci clamorose: ecco chi può fregare Elly Schlein
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Troppa grazia, sant’Antonio. Così disse il mercante dalle gambe talmente corte da non riuscire a montare in sella al cavallo che aveva comprato, quando il patrono ascoltò le sue preghiere e gli fornì le energie per spiccare il balzo. Talmente tante energie, che l’uomo saltò ma cadde dall’altra parte del destriero. Troppa grazia è quella che non vuole Antonio Decaro, ex sindaco di Bari del Pd, planato all’Europarlamento l’estate scorsa con il record di mezzo milione di preferenze, 350mila delle quali raccolte nel tacco d’Italia. L’onorevole è da mesi il candidato in pectore del campo largo della sinistra alla presidenza della Regione Puglia.
Non si accettano quotazioni, viene dato sicuro vincitore. Una vicenda troppo noiosa per gli usi e costumi della nostra stampa, tant’è che i giornali locali da qualche settimana si sbizzarriscono per movimentare la situazione. «Mai avuto tutori nella mia attività politico-amministrativa». Tutto nasce da questa frase che il protagonista della storia ha pronunciato proprio a Bruxelles, rispondendo ai giornalisti che lo premevano per sapere se davvero si candiderà. E la mente del cronista non può non tornare indietro a più di un anno fa, a Bari, quando il governo aveva chiesto il commissariamento per mafia del Comune, ai tempi ancora retto da Decaro. Davanti a una gremita piazza progressista anti-mafia organizzata per opporsi, l’attuale presidente, Michele Emiliano, aveva abbracciato il suo allora pupillo, rivelando: «Antonio era minacciato dalla criminalità organizzata, lo portai io dalla sorella del boss per affidarglielo».

NESSUN COMPROMESSO
Se si torna all’oggi, la notizia è che il candidato in pectore avrebbe bussato a Elly Schlein per farle sapere che non gradisce affatto che il suo supposto ex tutore, Emiliano, a cui il partito ha vietato di presentarsi per il terzo mandato consecutivo, si candidi come consigliere regionale, numero uno nella lista del Pd nel capoluogo. Non gradirebbe neppure che si presenti un altro ex governatore del Tavoliere, Nichi Vendola, sempre numero uno, stavolta nelle file di Alleanza Verdi e Sinistra. Nessun aut-aut, nessun o me o loro, ma si dice che Decaro abbia fatto presente che lui ha appena preso un impegno in Europa con gli elettori, che è l’unico presidente di Commissione che il Pd ha a Bruxelles, che non ha ancora sciolto le riserve e nulla è stato ufficializzato e che insomma, se si fanno avanti certi big, di lui non c’è poi così bisogno.

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«Il suo è un problema psicologico» è la posizione di Emiliano, che è appena diventato per la quarta volta papà, all’età di 66 anni, è molto legato alla sua terra e agli affetti, ha stabilito un legame di sangue e ferro con i pugliesi, vuole stabilirsi davanti al mare a Monopoli e non ha più voglia di andare a fare il pensionato-pendolare a Roma, nei banchi del Pd, alla prossima legislatura, come era invece previsto. Solo che se il governatore uscente si candida alle Amministrative il prossimo autunno, e come probabile prende una caterva di preferenze, noblesse oblige, come non farlo presidente del Consiglio Regionale? Decisamente più tranchant Vendola: «Semplicemente surreale», definisce le ubbie di Decaro sulla sua candidatura. I due grandi (ex e quasi ex) non hanno tutti i torti: quale candidato alla presidenza non vorrebbe poggiare su tali poderose colonne d’Ercole di esperienza e consenso? Il punto è che Antonio non è un santo, in Puglia il centrodestra è da almeno dieci anni all’anno zero e lui non ha bisogno di nessuno per vincere; e una volta vinto, nella migliore tradizione dei politici italiani, chiunque ha una storia, dei voti e qualche competenza tecnica, è un problema anziché una soluzione.

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