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Magistratura, l'ultimo scandalo: la super-toga allo stadio a scrocco, sapete chi è quest'uomo?

Paolo Ferrari
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«Caro, scusa se ti importuno. Ma sarebbe possibile avere sei accrediti per Juve-Napoli allo stadio? O sono troppi?». A scrivere questo messaggio, il 19 settembre del 2018, è Vincenzo D'Onofrio, procuratore aggiunto ad Avellino, con un passato di pm anticamorra sotto scorta. Il destinatario della richiesta, invece, è Luigi Scavone, titolare di Altea, capogruppo della Alma spa, azienda leader nel settore del lavoro interinale. La richiesta va a buon fine e D'Onofrio invia le foto dei documenti di riconoscimento, oltre al suo, dei soggetti a cui dovranno essere intestati i biglietti per la partitissima: un agente immobiliare, Pietro Guzzo, e quattro ufficiali della Guardia di finanza, fra cui il colonnello Gabriele Cesarano, in servizio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Scavone fa le cose in grande. Oltre ai biglietti in tribuna vip decide di offrire al procuratore e ai suoi amici anche il pernottamento presso un hotel quattro stelle nei pressi dello stadio di Torino. Purtroppo per D'Onofrio, Scavone è sotto indagine da parte della Procura di Napoli che decide di arrestarlo qualche mese più tardi, ritenendolo responsabile di una maxi evasione fiscale per 70 milioni di euro. I finanzieri, non quelli che erano andati allo stadio con D'Onofrio, gli sequestrano un tesoro: 6 chili d'oro, 60 Rolex, una villa a Capri, un parco auto di Ferrari, Bmw e Mercedes.

 

 

E il telefonino dove sono salvati tutti i messaggi con D'Onofrio. La loro lettura apre, come da tradizione, il classico vaso di Pandora. Dalle premure per un posto di lavoro - «Alfonso ti doveva consegnare il curriculum di un ragazzo di Napoli. Tieni presente che è il nipote del mio capo scorta, a cui sono particolarmente legato. Se puoi fare qualcosa, te ne sarei grato» - alla richiesta di utilizzo di alcune imbarcazioni di proprietà di un titolare di un cantiere navale per crociere nel golfo di Napoli. «Sempre la Finanza ti devo manni, sia solito ricevere utilità di varia natura (pernottamento, uso di barche) da imprenditori chiaramente a conoscenza del suo ruolo di magistrato, «determina una lesione quanto meno potenziale dell'immagine esterna del magistrato», scrive il Csm che ieri ha deciso di rimuoverlo dall'incarico.

 

 

Tali rapporti, prosegue il Csm, inducono a pensare che «l'esercizio della funzione potrebbe essere condizionato dai "vincoli" creati con questi imprenditori». Per la cronaca Scavone era stato condannato l'anno scorso a 3 anni e 10 mesi di reclusione. I pm napoletani ne avevano chiesti 12. dare», scrive in un messaggio D'Onofrio visto che l'imprenditore non gli aveva risposto. Inizialmente indagato per concussione, D'Onofrio era uscito pulito. I pm non avevano ravvisato reati nella sua condotta.

La chat, però, gli è costata il posto. Il fatto che un magistrato, che peraltro svolge un delicato incarico alla Procura di Avellino, in un contesto territoriale complesso di criminalità organizzata e peraltro di ridotte dimensioni, sia solito ricevere utilità di varia natura (pernottamento, uso di barche) da imprenditori chiaramente  ac onoscenza del suo ruolo di magistrato, «determina una lesione quanto meno potenziale dell’immagine esterna del magistrato», scrive il Csm che ieri ha deciso di rimuoverlo dall'incarico. Tali rapporti, prosegue il Csm, inducono a pensare che «l’esercizio dellafunzione potrebbe essere condizionato dai “vincoli” creati con questi imprenditori». Per la cronaca Scavone era stato condannato l'anno scorso a 3 anni e 10 mesi di reclusione. I pm napoletani ne avevano chiesti 12.

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