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Vittorio Feltri, la bordata: "La quantità di cretini che vogliono entrare in magistratura, ecco il problema dell'Italia"

Vittorio Feltri
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Alcuni giorni fa la stampa ha liquidato una notizia clamorosa in poche righe. Si trattava di questo. Al concorso per diventare magistrati i candidati erano 5827, la popolazione di un comune medio. Alla consegna della busta contenente lo scritto, il numero dei pretendenti alla poltrona è calato paurosamente: 3797. Gli altri hanno abbandonato l'esame, forse troppo impegnativo. Affari loro. La commissione legge i testi e si mette le mani nei capelli. Solo 88 aspiranti alla toga vengono promossi, notare che i posti disponibili erano 310. La massa dei concorrenti è stata bocciata perché incapace di scrivere in un italiano decente. Nei loro elaborati sono stati riscontrati numerosi errori grammaticali, per non parlare di quelli sintattici. Un vero cimitero culturale, nonostante tutti i partecipanti fossero laureati.

 

 

 

Che l'ignoranza sia diffusa anche tra chi ha conseguito un titolo accademico non era e non è una novità. Stupisce però la quantità di cretini che pensano di entrare nell'ordine giudiziario pur avendo una istruzione linguistica pari o inferiore a quella acquisita, fino a qualche anno fa, da ragazzi di terza media. Tutto ciò certifica il fallimento clamoroso della nostra scuola massacrata da una serie di riforme idiote. Giustamente coloro che dovevano valutare i compiti degli aspiranti magistrati non hanno tollerato il fatto che la maggioranza debordante dei concorrenti non sapesse cosa fosse la consecutio temporum, né usare il congiuntivo né esprimere un concetto elementare con la dovuta chiarezza. Anche perché un pm o un giudice svolge il proprio lavoro stendendo atti importanti e addirittura sentenze che chiunque debba essere in grado di capire, pertanto la compilazione dei testi deve essere impeccabile, altrimenti i contenuti di essi sono suscettibili di errate interpretazioni.

 

 

 

Ma il problema non riguarda solo il settore giustizia e i laureati in giurisprudenza, che intendono intraprendere una carriera nell'ambito di un potere fondamentale dello Stato, coinvolge pure coloro che si impegnano in una qualsivoglia attività intellettuale. Tra l'altro la questione non potrà che aggravarsi, dato che qualche deficiente ha proposto di abolire perfino nei licei i compiti in classe di italiano. Sarà una strage simile a quella provocata dal ridimensionamento del latino, che è una lingua morta (assassinata da Dante e compagni di lettere) ma ha tenuto viva l'intelligenza di tante generazioni, le quali hanno imparato a ragionare grazie a Livio, a Seneca eccetera. Oggi chi scrive è come uno che suona male a orecchio. Se non conosci la musica e il latino stoni con grande facilità e fai una figura di merda. Il concetto vale anche per i giornalisti. Qualche volta la mattina rileggo i miei articoli e se trovo, e lo trovo, un errore mi viene una crisi depressiva.

 

 

 

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