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Magistratura, una giustizia bipolare: forte con i deboli, debole con i forti

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È il dubbio che sicuramente pervade il cittadino italiano medio al cospetto di evidenti incongruenze tra verdetti che finiscono nello stesso giorno (nel nostro caso 24 ottobre 2021) sulla grande stampa. Primo caso. Un macellaio di 39 anni, nella notte del 21 luglio 2013, spara ferendolo ad un ladro che gli era entrato in casa ove stava dormendo con la moglie ed il figlioletto di 21 mesi e si apprestava a rubargli l'auto parcheggiata nei pressi dell'edificio. Condannato a 4 anni, 10 mesi e 27 giorni con sentenza definitiva della Cassazione, è stato arrestato il 13 settembre 2021 e rinchiuso in carcere per "espiare". 

 

Nel frattempo il ladro, che avanza una richiesta di risarcimento e che dovrebbe scontare una pena di tre anni, ha fatto perdere le sue tracce. Per sovrammercato, cella di isolamento, tre incontri mensili con la famiglia, minacce di altri detenuti, otto annidi udienze, costi elevati. Ed intanto i due bambini, di 10 e 7 anni, hanno chiesto alla madre: «Mamma, perché papà deve andare in carcere se ha sparato ad una persona cattiva?». 

Secondo caso. Il figlio di un noto regista travolge ed uccide due ragazze di 16 anni che, nella notte del 21 dicembre 2019, stavano attraversando a Roma sulle strisce pedonali. Gara di sorpasso con un Suv, pioggia torrenziale, tasso alcolico non nella norma; pena ridotta con il rito abbreviato da 8 anni a 5 anni e 7 mesi; solo 4 giorni di carcere, un anno e sette mesi ai domiciliari, obbligo di dimora e permanenza in casa dalle 22 alle sette; istanza per il residuo di 3 anni e sette mesi da "scontare" con i servizi sociali. I familiari di una delle due vittime si limitano a sperare che il Tribunale di sorveglianza valuti con serenità, serietà e rigore l'istanza di affidamento al servizio sociale allargato che proporrà il condannato. 

 

Commento più duro dell'Associazione familiari e vittime della strada: "quando è fallito il tentativo di ottenere un concorso di colpa, si è sfruttata la legge, la lentezza, l'incapacità della giustizia di avere un volto umano, una giustizia che non tiene conto delle sofferenze delle vittime". Come dar torto all'accorato appello della moglie e dei due figlioletti del macellaio ed al grido di dolore dell'Associazione? Purtroppo, il nostro Paese si è data una legislazione schizofrenica con il risultato che spesso la giustizia (senza la G maiuscola) si mostra forte con i deboli (primo caso) e debole con i forti (secondo caso): ciò è sicuramente agevolato dal fatto che i deboli non sono in grado di sfruttare le mille scappatoie offerte dalla legge, al contrario dei forti, mentre il principio della pena certa e da espiare è relegato nella soffitta dove sono accantonate le cose vecchie diventate inutili. 

di Bruno Ferraro
*Presidente Aggiunto Onorario Corte di Cassazione

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