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Giustizia, riforma impossibile con queste toghe: perché l'Italia è condannata a stare ferma

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"La giustizia spacca il governo" e "la riforma è un bluff": questi alcuni titoli di articoli giornalistici che hanno tentato di fotografare l'estrema difficoltà di una riforma della giustizia nel nostro Paese, al cospetto di una categoria (quella dei magistrati) votata alla difesa ad oltranza di prerogative costituzionali che nel corso degli anni si sono trasformate in privilegi. Eppure dalla riforma della giustizia dipendono anche i fondi messia disposizione dall'Europa, pronta a valutare la serietà del PNRR relativo e legittimata a decidere la revoca totale o parziale dello stanziamento.

Questi i punti: le candidature per il CSM, che dovrà essere rinnovato prima dell'estate, vanno sottratte alle correnti; la mera separazione delle funzioni giudicanti e requirenti è cosa molto riduttiva rispetto alla richiesta di separazione delle carriere; la partecipazione del Foro alla valutazione sulla professionalità è prevista in misura irrilevante (operazione di facciata); i magistrati distaccati nei ministeri vengono addirittura "premiati" con il cumulo di stipendio ed indennità.

CUMULO INDENNITÀ
Nnon viene affrontata l'anomalia dei magistrati operanti all'interno del Ministero della Giustizia; le cosi dette pagelle di valutazione (pareri sulla professionalità) richiedono sentenze definitive sull'esito dei processi condotti dagli interessati, mentre le valutazioni arrivano prima ogni quattro anni; vengono meno le scuole di specializzazione che preparavano al concorso, per cui aumenta il rischio di magistrati improvvisati; non si è voluto introdurre il sistema del sorteggio per la scelta dei componenti del CSM, né nella forma piena (con la scusa dell'incostituzionalità) né nella forma temperata (mantenendo in vigore la successiva nomina per elezione); nulla è previsto in tema di responsabilità civile, disciplinata con norme che di fatto non incidono mai sulle tasche dei giudici che hanno errato e continuano a prevedere la responsabilità dello Stato sebbene lo Stato sia il primo danneggiato.

NODI IRRISOLTI
Sono alcuni soltanto dei nodi che attengono all'organizzazione ed alla disciplina della magistratura italiana, legittimando la sensazione che nessuna riforma è possibile insieme ai magistrati, laddove l'avvio in Parlamento della discussione sulla riforma Cartabia ha determinato la pronta reazione dell'ANM con la proclamazione di uno sciopero sicuramente impopolare ed inopportuno. Una prima conclusione è al momento impossibile e, per quanto mi concerne, vorrei ulteriormente segnalare gli aspetti della scarsa produttività, del gran numero di magistrati fuori ruolo, della cattiva selezione dei dirigenti degli uffici, delle cosi dette carriere parallele e della separazione delle carriere (oggi più che mai attuale e non rinviabile). Non parlo, in questa sede, avendolo già fatto in altri scritti precedenti, delle riforme rivolte allo snellimento della giustizia civile ed alla "purificazione" del processo penale, perché estranee al problema costituito dalla collocazione del magistrato nell'assetto della giustizia 

di Bruno Ferraro
*presidente aggiunto Onorario di Corte di Cassazione

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