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Sallusti, la sfida delle toghe rosse a Meloni e centrodestra: cosa può accadere

Alessandro Sallusti
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Neppure il tempo di iniziare che già la magistratura scende in campo contro il governo. Lo fa apertamente, addirittura con due comunicati stampa. Il primo è di Magistratura democratica, la corrente più a sinistra delle toghe, in cui si scrive che alla luce dei primi provvedimenti del nuovo governo, in particolare quello sui rave party, «ci aspetta una lunga stagione di resistenza costituzionale»; il secondo è di Area, la corrente vicina al Pd, intitolato «fateli sbarcare», riferito al blocco delle tre navi delle Ong, nel quale si mette in guardia il ministro Piantedosi dal continuare sulla linea della fermezza.

Eravamo quindi stati facili profeti a prevedere, già durante la campagna elettorale, che se il Centrodestra avesse vinto le elezioni la magistratura politicizzata non se ne sarebbe stata con le mani in mano. Sarà una coincidenza ma appena diventata ministro Daniela Santanchè è stata travolta giudiziariamente da una storia che riguarda la sua società Visibilia che si trascinava da tempo e che improvvisamente ha avuto una accelerazione. Ci sono altri dossier pronti a fare un salto di qualità? I beninformati giurano di sì, che ci sono e che presto ne avremo notizia.

 

È quindi chiaro che dal pentolone scoperchiato col caso Palamara e il suo successivo racconto sull’inquietante “Sistema” che ha governato il Paese nell’ultimo ventennio, è uscito tanto fumo ma l’arrosto è rimasto tutto e intatto. Ed è un arrosto che i magistrati si preparano a servire fetta dopo fetta se il governo non cederà ai loro ricatti e alle loro minacce. Ma anche se lo farà nessuno si illuda: questa lobby extraparlamentare non vuole fare giustizia bensì politica e non si darà pace fino a che non avrà raggiunto il suo obiettivo: rimettere la sinistra a capo delle operazioni.

«Il Centrodestra è tornato, dobbiamo tornare in campo anche noi», disse Palamara nell’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati all’indomani della vittoria di Berlusconi alle elezioni del 2008. Palamara non c’è più, ma come noto morto un papa (nero) se ne fa un altro. Non sappiamo ancora chi è ma sappiamo che è già al lavoro per avvelenare i pozzi - complici i servizi segreti e i soliti mezzi di informazione - e provare a deviare il corso della politica.

 

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