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Telefonini e privacy, c'è una sentenza europea che cambia molte cose...

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Gli eccessi o, se si preferisce, lo strapotere dei pm, sono stati oggetto nel marzo 2021 di una importante pronunzia della Corte Europea di giustizia. La Corte, accogliendo il ricorso di un cittadino estone in materia di intercettazioni, ha sentenziato che le chat e quant' altro è inserito nei telefoni e nelle memorie delle compagnie telefoniche, se inerenti alla vita privata del soggetto indagato, possono essere consegnati alla giustizia solo su richiesta di un giudice e solo per reati gravi. Una pronunzia importante per garantire la privacy su fatti e aspetti che non hanno importanza per le indagini e che sono spesso "sbattuti in prima pagina". 

È vero che le esigenze del processo sono rilevanti, ma conta di più il diritto alla vita privata, a meno che non ci si trovi di fronte a reati di particolare gravità o pericoli per la sicurezza pubblica. Una decisione sacrosanta, che però, non avendo efficacia diretta, ha bisogno di esser travasata nell'ordinamento interno o con una pronunzia della Corte Costituzionale o un intervento del legislatore.

Potrei citare numerosi esempi di inaccettabile sconfinamento nella vita privata delle persone inquisite, come i casi di custodia cautelare utilizzata ad libitum dai pm e puntualmente pubblicizzati; la spettacolarizzazione di fermi e arresti (per tutti l'ingresso in carcere di Roberto Formigoni nel 2019, salutato con un'ola giustizialista nonostante il diritto ai domiciliari per aver superato i 70 anni); la polemica inscenata dal procuratore di Torino, Spataro, nel 2018 nei confronti del ministro dell'Interno Salvini "reo" di aver annunziato con un tweet un'operazione contro la mafia nigeriana; l'infelicissima frase di Davigo, secondo cui la presunzione d'innocenza (sancita per Costituzione) andrebbe rovesciata in una presunzione di colpevolezza in quanto non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti che sono riusciti a farla franca (sic!).

Potrei aggiungere gli scontri all'arma bianca nella Procura di Milano (Robledo-Bruti Liberati) e il continuato accanimento nei confronti di Berlusconi, ma mi fermo qui.

Se all'esigenza di garanzia della privacy abbia o meno provveduto la Commissione insediata dall'ex ministro Cartabia e, a seguire, il testo di riforma varato dal governo Draghi, non spetta a me dirlo. Sarà eventualmente la Corte Costituzionale a pronunziarsi. Di certo dovrà mutare il comportamento delle Procure e quello dei media.

di Bruno Ferraro
*Presidente Aggiunto Onorario Corte di Cassazione.

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