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Matteo Messina Denaro, cos'hanno trovato nel covo di Campobello

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In casa di Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, niente armi ma tanti oggetti di lusso. E' questo quello che ha portato alla luce la prima perquisizione nel "covo" di Campobello di Mazara, paesino in provincia di Trapani tra Mazara del Vallo e Castelvetrano (il "regno" dei Messina Denaro) dove viveva il Boss dei boss, il capomafia latitante da 30 anni e arrestato lunedì mattina a Palermo. Messina Denaro, che girava con nome e documenti falsi, in apparenza conduceva una vita ordinaria, normalissima. A parte qualche dettaglio rivelatore: si era presentato alla Clinica Maddalena, dove era stato operato per un tumore al colon e si era sottoposto a chemioterapia e controlli periodici, con un montone firmato e un orologio da 35mila euro. 

Gli inquirenti, dopo il blitz-capolavoro di ieri, contavano di scoprire qualcosa di scottante sull'erede di Totò Riina e il suo meccanismo di controllo di Cosa Nostra. Niente da fare, solo la conferma di una rete di sostegno capillare. Messina Denaro era rimasto praticamente "a casa sua", come conferma l'arresto di un suo accompagnatore, l'imprenditore agricolo incensurato Giovanni Luppino, anche lui di Campobello. Alla perquisizione in casa ha partecipato personalmente il procuratore aggiunto Paolo Guido, che da anni indaga sul padrino di Cosa nostra. In pieno centro del paese, 11mila abitanti, l'appartamento su cui campeggia la targhetta "Famiglia Bonafede" negli ultimi mesi era rimasta disabitata dopo il trasferimento dei legittimi proprietari.

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