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De Pasquale, il giudice nasconde le prove? Ma non paga

 Fabio De Pasquale

Filippo Facci
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L’Intelligenza Artificiale andrebbe definitivamente testata sottoponendole il caso del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, caso incomprensibile alle menti umane normo dotate ma perlomeno capace di sollevare spruzzate di buon umore che rasentano l’umanissima risata. Non è chiaro peraltro dove questa Intelligenza artificiale potrebbe recuperare i file di memoria trentennale che consentirebbero di farsi un quadro d’insieme del personaggio: dunque, nell’attesa, tocca procedere col caro vecchio archivio miseramente umano. Intanto la notizia, perché ce n’è una: Fabio De Pasquale è stato «assolto» dal Consiglio giudiziario di Milano per il caso «Vincenzo Armanna-Piero Amara» (processo Eni-Nigeria) secondo il quale il magistrato non avrebbe minimamente considerato le prove favorevoli alle difese, nel contempo valorizzando invece quelle che potevano riverberarsi sul presidente dei giudici Marco Tremolada.

E già par di sentire la replica: tanto il Consiglio giudiziario non conta un tubo. Ma infatti è qui la prima prova che l’Intelligenza artificiale dovrebbe affrontare: spiegare la funzione dei Consigli giudiziari nella giustizia italiana, dare un senso a questi micro-Csm di provincia che esprimono «pareri» che in pratica si rivelano soltanto delle pagelline e affabili carezze tra colleghi. Il secondo mistero che l’IA dovrebbe porsi è come mai la notizia della «assoluzione» di De Pasquale sia stata miseramente bruciata dal Corriere della Sera di ieri: un misero colonnino a pagina 21 scritto dal povero Luigi Ferrarella.

 

 

LA CONFERMA - Forse l’ha pensato anche il Corriere, che il Consiglio giudiziario non conta un tubo; e forse l’ha pensato anche l’Ordine degli avvocati di Milano, che secondo il Consiglio giudiziario non ha svolto osservazioni ma «apprezzamenti per l’attenzione di De Pasquale alle e qualcosa vorrà dire.
Comunque sia, c’è un dettaglio: Fabio De Pasquale (col collega Sergio Spadaro) verrà comunque processato a Brescia per la stessa questione, dicasi «rifiuto d’atti d’ufficio» in relazione appunto al processo Eni-Nigeria. La procura di Brescia aveva iscritto i due magistrati nel registro degli indagati nel marzo del 2021 e aveva sostenuto che De Pasquale e Spadaro avessero deliberatamente deciso di non depositare alcune prove ritenute favorevoli agli imputati: tanto che anche nelle motivazioni della sentenza che aveva assolto gli amministratori Eni (Paolo Scaroni e Claudio Descalzi) si definiva come «incomprensibile la scelta del pubblico ministero di non depositare fra gli atti del procedimento un documento che reca straordinari elementi a favore degli imputati».

Questo «documento» peraltro era un video: non è che ci fosse troppo da interpretare.
Ma torniamo al nostro extra-mondo chiamato Consiglio giudiziario di Milano. E leggiamo: «Ad avviso del Consiglio, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale è stato non imparziale. Ma questa sua condotta (mai tenuta all’oscuro del suo capo Francesco Greco) è stata un caso isolato in una prestigiosa carriera».

E qui, al Palazzaccio, le risate rischiano seriamente di sgretolare i cornicioni. Quanto è successo, insomma, «si può ritenere che non abbia intaccato in De Pasquale i requisiti di imparzialità ed equilibrio richiesti dalla legge». Ecco i limiti dell’Intelligenza Artificiale: non sa, non ricorda, non ride. Comunque il consiglio ha votato 13 sì, un no e due 2 astenuti e ha dato parere positivo alla sua conferma per altri quattro anni sino al 2025: per quella data è possibile che il processo bresciano e il procedimento disciplinare non abbiano neppure avuto inizio, e il Consiglio giudiziario, per ora, non vuole perciò spingersi oltre o esprimersi su un a faccenduola come il «pool esteri» che l’ex capo della Procura Francesco Greco aveva creato apposta per De Pasquale. Altre uscite di De Pasquale vengono definite come una «uscita infelice di un carattere aspro».

 

 

Fine: con l’Intelligenza artificiale, di fronte a Fabio De Pasquale, arresa alle espressioni «prestigiosa carriera» nonché «imparzialità ed equilibrio».
Senza che sia a conoscenza delle ragioni per cui il magistrato non ebbe mai particolare stima da parte del Pool di Mani pulite. Senza poter ricordare l’accusa d’aver indotto al suicidio Gabriele CaglIari (1993) rimangiandosi la promessa di una scarcerazione che il manager attendeva da mesi, quando ossia fu prosciolto da un indagine ministeriale in cui pure gli ispettori annotarono che «Il dott. De Pasquale, con espressioni non consone, ha tenuto dei comportamenti certamente discutibili (...) soprattutto per avere promesso a un indagato che era in carcere da oltre centotrenta giorni, di età avanzata e in condizione di grave prostrazione psichica, che avrebbe espresso parere favorevole (...) e di avere invece assunto una posizione negativa senza però interrogare nuovamente lo stesso indagato, impedendogli, così, di fatto, di potersi ulteriormente difendere. È mancato quel massimo di prudenza, misura e serietà che deve sempre richiedersi quando si esercita il potere di incidere sulla libertà altrui».

I FONDI NERI - Cagliari si poi ammazzò soffocandosi con un sacchetto di plastica. L’Intelligenza Artificiale non sa che De Pasquale mise d’accordo l’intero Parlamento come capitò a margine di un’inchiesta sui fondi neri Assolombarda, stesso periodo: l’intero emiciclo- sinistre e forcaioli compresi - respinsero le richieste di autorizzazione a procedere per Altissimo e Sterpa (liberali) e per Del Pennino e Pellicanò (repubblicani) chieste da un De Pasquale il cui intento fu giudicato «persecutorio» dall’intero arco costituzionale.

L’Intelligenza Artificiale dovrebbe anche apprendere che De Pasquale fu pure il pm della chiassosa indagine sul regista Giorgio Strehler (il pm chiese la pena massima, ma Strehler fu assolto con formula piena) e che lo fu anche di un’altra chiassosissima indagine sui fondi Cee, roba con percentuali di assoluzione mostruose.

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