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Carlo Nordio, "nella chat segreta dei magistrati...": vogliono falo cadere?

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Va giù dritto, il ministro Carlo Nordio, e il partito delle toghe si agita ancora di più. Mentre la riforma della Giustizia arriva in Parlamento per il via libera definitivo (e c'è chi parla di "test per la maggioranza", adombrando improbabili rischi di fuoco amico o diserzioni nel centrodestra) la polemica contro il Guardasigilli scorre nella chat interna alla magistratura. "Come può il ministro parlare di interferenza?", "Abbiamo il diritto e anche il dovere di parlare", sono alcuni dei commenti negativi che il Corriere della Sera ha raccolto nella chat dei membri dell'Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe. C'è chi sospetta che dietro il metodo bulldozer di Nordio, peraltro ex pm di spicco, non ci sia solo "strategia" ma anche una dose di "narcisismo".

 

 

 

Se su abolizione dell'abuso d'ufficio e inappellabilità delle sentenze di assoluzione il mondo della giustizia italiano si era sostanzialmente diviso tra favorevoli e contrari (ed è stato già un grande risultato per il governo), le parole di Nordio sulla "interferenza" delle toghe, perché "le leggi le fa il Parlamento e non l'Anm" hanno ricompattato il fronte belligerante di giudici e pm, che come sempre quando colpito nella carne viva tende a reagire da "casta". "Improntitudine o inadeguatezza?", sospettano le toghe. "C’era chi attribuiva la posizione del ministro alla «voglia di apparire sui giornali» - riporta il Corsera -. Chi supponendo un odio pregresso verso l’Anm andava a cercare invano se Nordio ne avesse fatto parte". Lo schema è chiaro: cercare di isolare Nordio il più possibile, sperando che la raffica di proteste si traduca in scollamento politico. E anche la dedica della riforma a Silvio Berlusconi, che anche da morto resta "il nemico simbolico" delle toghe rosse, viene utilizzata come capo d'accusa. 

 

 

 

Abbastanza illuminanti, d'altronde, le parole del presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia: "Nessuno scontro. Facciamo quello che abbiamo sempre fatto. Non si può scambiare un intervento di confronto critico su un testo con un’interferenza". E quel passaggio, "facciamo quello che abbiamo sempre fatto", è proprio il punto contestato dal ministro Nordio. 

 

 

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