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Iolanda Apostolico beccata anche senza casco. Ma continua a sentenziare

Francesco Specchia
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Il giudice del tribunale di Catania Iolanda Apostolico non ha convalidato il provvedimento di trattenimento nel Cpr di Pozzallo in provincia di Ragusa per quattro migranti tunisini. Il provvedimento era stato emesso dal questore di Ragusa. La magistrata aveva già respinto la scorsa settimana altri sei trattenimenti sempre per cittadini tunisini arrivati sulle coste siciliane. Iolanda Apostolico è stata duramente attaccata dal leader della Lega Matteo Salvini per la sua decisione.
Di seguito, l'articolo di Francesco Specchia pubblicato da Libero mercoledì 11 ottobre.

Mo’ pure senza casco. Che sia provocazione, svenevole dimenticanza o allergia alle regole che fa molto manifestazione di popolo, be’, l’ormai noto giudice Iolanda Apostolico beccata da Quarta Repubblica a bordo di un motorino guidato dal marito ma senza indossare il casco, è un fatto la cui lettura si presta a vari piani interpretativi. Che possono essere: a) il (la) giudice interpreta le norme in modo autentico, solo che il modo autentico è tendenzialmente quello suo; b) il giudice, con slancio d’affetto, preferisce proteggere da una caduta più il coniuge che sé stessa (e qui rientrano anche i “like” su Facebook alle frasi antisalviniane proferite dal marito e dopo goffamente cancellate), sicché cede il casco al marito; c) il giudice ritiene di essere sempre comunque nel giusto, e il suo è un convincimento sincero e quindi senza dolo alcuno. C’è da dire che a Catania la Iolanda sta facendo scuola.

L’altro ieri a mezzogiorno la Apostolico s’intratteneva col collega magistrato Rosario Cupri; il quale, a sua volta, sulla sua scia, aveva appena annullato il trattenimento di altri sei migranti, beccandosi le rampogne del ministro Salvini. La prima decisione, di fatto, sul rilascio di migranti, in sede di Tribunale era stata infatti della stessa Apostolico; la quale, il 29 settembre scorso aveva rigettato l’analoga richiesta nei confronti di quattro tunisini nel centro di accoglienza sconfessando di fatto il decreto del governo. Ma ora, al di là dell’utilizzo più o meno incongruo dello scooter del giudice, si pone all’orizzonte giudiziario una situazione assai più complessa. Ora, qualunque cosa Iolanda deciderà, qualunque sentenza emetterà –fosse in punta di diritto o sull’onda etica- non sarà mai quella giusta.

COME SI FA SI SBAGLIA
Perché resta, appunto, qualcosa di stonato nel giudice Apostolico che torna a occuparsi di provvedimenti di migranti nel centro di accoglienza di Pozzallo in applicazione del decreto Cupro; e questo dopo essere entrata nel frullatore delle dichiarazioni, dei video girati, di palesi violazioni di legge, dell’incontinenza ideologica e dell’imparzialità giudiziaria.
Ora la Apostolico, rientrata alla casella di partenza del suo mandato a Catania, dovrà pure pronunciarsi sulle decisioni del questore di Ragusa che ha appunto disposto il trattenimento dei quattro tunisini sbarcati a Lampedusa, nell’Agrigentino. E, be’, probabilmente su ogni suo pensiero, opera e omissione si allungherebbe l’ombra del dubbio. Se il magistrato liberasse gli africani trattenuti, la cosa per i suoi detrattori verrebbe intesa come un’altra provocazione verso il governo; se li trattenesse, i suoi sostenitori affermerebbero che la Apostolico ha ceduto alla pressione del governo. Diciamo che, comunque la si giri, non sarà una decisione a cuore leggero e mente serena. La decisione, però, deve essere adottata entro 48 ore dalla notifica fatta dal Questore di Ragusa, quindi entro oggi.

 


La disapplicazione del decreto Cutro ad opera della Apostolico ha aperto vari fronti. In uno, il ministro dell’Interno Piantedosi dichiara «l’assenza di dossieraggio, il caso è comunque all’esame dell’autorità giudiziaria». Il Ministro ribadisce sulla liceità del video che «la manifestazione ripresa era pubblica dunque non si può invocare il diritto alla privacy, penso si sta perdendo solo tempo». E il riferimento di Piantesodi è proprio l’esposto per «rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio» a firma del Verde Angelo Bonelli nei confronti del carabiniere che aveva fornito il video. E qui, il dato surreale non è tanto la risposta all’esposto di Bonelli, ma quanto che quell’esposto esista e sia preso in considerazione.
Di contro, il neo procuratore generale di Messina, Carlo Caponcello, già avvocato generale presso Corte d’appello di Catania stessa città della Apostolico, all’atto stesso del suo insediamento afferma: «Mi auguro che i magistrati siano giudicati per i loro provvedimenti e non per altro, mi auguro di vivere in un Paese dove nessun magistrato debba domandarsi, prima di apporre la propria firma su un’ordinanza, su un atto, una sentenza, cosa potrà accadere se non sarà in linea».

 

 


L’IMPARZIALITÀ
E qui, onestamente, si sposta l’attenzione dalla luna al dito, poiché non si accenna minimamente alla violazione del principio di «terzietà» dei magistrati (devono non solo essere ma apparire imparziali) sancito da sentenze delle Corti Unite di Cassazione, e dal diritto comunitario europeo, oltreché in via indiretta dalla stessa Costituzione. Ma c’è anche una dimensione etica di tutta la vicenda. Che si sarebbe potuta sgonfiare non tanto attraverso un pronunciamento del Csm –diviso politicamente nel suo interno, tarda a pronunciarsi- , di un giudice di seconda istanza; ma, anche – gesto tattico che sarebbe stato apprezzato attraverso l’istituto dell’astensione. Ricusare sé stessi, certo, prevede onestà e freddezza. L’astensione di giudice è «l’istituto volto ad assicurare il rispetto del canone di imparzialità del giudice stesso, al fine di garantire la serenità e l'autorità necessarie per l'esercizio delle sue funzioni e dall'altro e di assicurare i cittadini». In questo caso il riferimento è all’articolo 36 del Codice di procedura penale, in cui l’astensione è d’obbligo, nei commi sia d) «se ha dato consigli o manifestato il suo parere sull'oggetto del procedimento fuori dell'esercizio delle funzioni giudiziarie», sia h) «se esistono altre gravi ragioni di convenienza». Ma qui si dimenticano i caschi, figurarsi i commi... 

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