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Magistratura democratica, toghe rosse smascherate: ecco il loro programma

Paolo Ferrari
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A leggere il programma sulla locandina tutto sembra tranne che un congresso di magistrati. «Eco attivismo: il conflitto generazionale». «Femminismo intersezionale e trans -femminismo: il conflitto die sul genere». «Maternità surrogata: il conflitto tra una idea tradizionale ed una nuova famiglia».

E ancora. «Tavola rotonda tra esperti per comprendere e delineare i conflitti, per intuire come gestirli, per farli diventare strumento di sviluppo dei diritti piuttosto che luogo di sterile contesa». A seguire, «Ricordo di Michela Murgia: un’intellettuale che è riuscita a far saltare il confine tra letteratura, arte e impegno politico, e a fare della propria stessa vita, sino alla fine, un atto di libertà e di affermazione indefessa dei diritti umani e al tempo stesso un atto di ribellione al neo-patriarcato e una sfida permanente agli abusi del potere».

 

Sono solo alcuni dei temi che verranno trattati durante il prossimo congresso nazionale delle toghe rosse di Magistratura democratica in programma a Napoli dal 9 al 12 novembre. Temi, forse, maggiormente adatti ad essere affrontati in un dibattito in qualche centro sociale autogestito che non in una assise di magistrati della Repubblica.

 

RELATORI 

E c’è da rimanere basiti nel leggere i nomi dei relatori che sono stati invitati dalle toghe di Magistratura democratica. Il primo a prendere la parola, dopo la relazione del segretario nazionale Stefano Musolino, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, sarà l’avvocato Giulio Giuli. Volto noto delle trasmissioni “de sinistra”, Giuli è il difensore degli imbrattatori di Ultima generazione che con le loro gesta a “salvaguardia” del clima stanno provocando danni per centinaia di migliaia di euro al patrimonio artistico nazionale. La semplice ripulitura del basamento del monumento equestre a Vittorio Emanuele in piazza Duomo a Milano, deturpato di vernice gialla la scorsa primavera, è costata circa 30mila euro, donati da uno sponsor dal momento che il comune di Milano, guidato dall'eco -ambientalista in monopattino Beppe Sala, si è ben guardato di chiedere i danni ai responsabili. Oltre ad imbrattare le opere d’arte, i fanciulli viziati ed annoiati di Ultima generazione si dilettano poi nei blocchi del traffico, causando disagi a non finire a chi, a differenza loro, deve andare a lavorare. Giuli ha rilasciato sul punto diverse interviste affermando che i veri criminali non sono questi scappati di casa mai i “politici”. A seguire, la docente universitaria e attivista femminista del movimento “Non Una di Meno” Enrica Rigo.

Il movimento, come si può leggere sul sito, si batte da sempre per contrastare ogni forma di “patriarcato" ed in queste settimane si sta dando da fare per organizzare manifestazioni contro Israele al fine di «normalizzare le relazioni del nostro Paese con lo Stato d’Israele: uno Stato fascista, imperialista, razzista».

 

 

GALLERIA

La galleria degli ospiti prosegue con Nichi Vendola, ex parlamentare di Sinistra ecologia e libertà, gay, che è ricorso alla maternità surrogata in Canada. Per rimanere in tema gender, ecco l'avvocata Cathy La Torre, specializzata nel «diritto antidiscriminatorio», orgogliosamente lesbica ed attivista dei diritti Lgbtqia+ e delle famiglie queer.
L’unico intervento che ci ricorda che non è il Leoncavallo di Milano o lo Spin Time di Roma sarà quello di Francesco Vigorito, presidente del tribunale di Civitavecchia.
Nel novembre 2012 Vigorito, all’epoca componente del Consiglio superiore della magistratura, spedì a migliaia di magistrati una lettera scritta invece per i suoi di Md («Miei cari... »). Nella mail esprimeva «il dubbio» di aver commesso «un’ingiustizia troppo grossa» nominando per «qualche pressione interna» e in ossequio a logiche di «opportunità politica» la persona meno adatta alla presidenza di un tribunale. Ovviamente non successe nulla in quanto il Palamaragate sarebbe esploso solo sette anni dopo.

 

Non è dato sapere se siano stati invitati il ministro della Giustizia Carlo Nordio o il vice presidente del Csm Fabio Pinelli. I loro nomi non compaiono. Certamente non si può non rimanere esterrefatti che magistrati, chiamati poi a giudicare e ad emettere sentenze, organizzino un congresso per parlare di simili argomenti. È evidente il loro attivismo politico. Il sospetto è che le toghe rosse vogliano mettere le basi per una «giurisprudenza creativa» al fine di condizionare le prossime decisioni del governo.
Iolanda Apostolico insegna. Se così fosse sarebbe meglio che si togliessero la toga e si candidassero alle elezioni. 

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