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Andrea Delmastro a processo? "Sono orgoglioso di quel che ho fatto"

Antonio Rapisarda
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A soli tre giorni dall’allarme lanciato da Guido Crosetto - lo spettro «dell’opposizione giudiziaria» sul cammino del governo Meloni- un fulmine si è abbattuto al centro della piazza dove infuria l’aspro dibattito politica-magistratura: il rinvio a giudizio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Lo ha stabilito ieri il Gup di Roma, Maddalena Cipriani, secondo cui l’esponente di via Arenula dovrà rispondere di rivelazione di segreto d'ufficio per il caso Cospito. Tutto ciò nonostante il procuratore aggiunto Paolo Ielo per la seconda volta ha chiesto il non luogo a procedere. Una vicenda – data la coincidenza temporale con le polemiche sopra ricordate - che sembra confermare lo scenario di chi pensa che l’attacco delle toghe verso l’esecutivo sia effettivamente partito.

Andiamo con ordine. La questione Delmastro prende una piega strana già a luglio quando il Gip Emanuela Attura dispone l’imputazione coatta per il sottosegretario. La Procura, da parte sua, aveva chiesto l’archiviazione ritenendo l’esistenza oggettiva della violazione (la diffusione dei verbali riguardanti la visita dei deputati Pd a Cospito al suo collega di partito Giovanni Donzelli), ma senza le prove dell’esistenza dell’elemento soggettivo: ovvero che il sottosegretario fosse consapevole dell’esistenza del segreto. La tesi del Gip, invece, è che sussistessero entrambi. Il processo inizierà il 12 marzo. La prima reazione al rinvio a giudizio è stata quella della difesa di Delmastro: «Confidavamo in una decisione diversa commenta l’avvocato Giuseppe Valentino - perché c’erano tutti i presupposti per il non luogo a procedere». Pochi minuti dopo la questione è già tutta politica. Scatenate le opposizioni.

 

 

A dare il via alla cordata forcaiola è il leader rosso-verde Angelo Bonelli, dal cui esposto è partita l’indagine: «Per rispetto delle istituzioni, Delmastro dovrebbe dimettersi e ritengo che Donzelli debba rendere conto del suo comportamento». Stessa richiesta da parte dei 5 Stelle, con Vittoria Baldino: «Affrontare un processo da sottosegretario alla Giustizia ci sembra troppo». Per il Pd a parlare è direttamente Elly Schlein: «È molto grave. Aldilà della vicenda giudiziaria, a me interessa l’aspetto politico: sia il ministro Nordio e poi Meloni hanno difeso Delmastro sostenendo che quegli atti non fossero coperti da segreto. Ora il Gup ha confermato invece che si tratta di atti coperti da segreto». Pronta l’immancabile mozione di sfiducia verso il sottosegretario: «Abbiamo chiesto la calendarizzazione».

PASSATEMPO SINISTRO
Il centrodestra, al contrario, fa quadrato attorno a Delmastro. Per il vicepremier Antonio Tajani chi chiede le dimissioni «non ha argomenti: si è innocenti finché non c’è una condanna definitiva. Qui addirittura c’è stato un confronto tra la Procura e il magistrato che ha chiesto il rinvio a giudizio, quindi figuriamoci». Lato Lega è il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ad intervenire: «Il garantismo è un principio assoluto e inderogabile. Spiace constatare che la sinistra lo applichi, ancora una volta, a corrente alternata». Schierato a difesa di Delmastro - e contro la sinistra che chiede le dimissioni «come passatempo» – tutta Fdi, con i capigruppo Lucio Malan e Tommaso Foti «certi che saprà dimostrare l’infondatezza delle accuse».

 

 

A confermare che la posizione di Delmastro è blindata a tutti i livelli è sceso in campo il braccio destro di Giorgia Meloni: Giovanbattista Fazzolari. «Credo sia inconsueto il rinvio a giudizio dopo la richiesta di non procedere da parte del Pubblico ministero», ha spiegato il sottosegretario all’Attuazione del programma confermando lo “stupore” manifestato quest’estate dalla premier sulla vicenda. Quanto al Pd Fazzolari non fa una piega: «I dem hanno tutto il diritto di presentare una mozione di sfiducia. Ma ovviamente finirà in un nulla di fatto». In serata è stato lo stesso Andrea Delmastro a prendere parola sulla sua vicenda: «Sono pronto a dimostrare la mia innocenza – ha affermato a Stasera Italia –. Non mi aspettavo il rinvio a giudizio, come non se lo aspettavano i pm che hanno chiesto l’archiviazione». Detto ciò il sottosegretario è pronto ad affrontare il giudizio «serenamente» con questa anomalia «per cui un imputato giocherà in squadra con i pubblici ministeri». Quanto alla tesi dei verbali diffusi, l’esponente del governo contrattacca: «Non ho dato le carte a Donzelli. Ho risposto a una domanda, non mi potevo trincerare dietro una segretezza che non c’era». E ancora: «Sono fiero di non aver tenuto segreto un fatto di gravità inaudita, cioè che terroristi anarchici in combutta con criminali mafiosi tentassero di fare un attacco concentrico al 41 bis».

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