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Iolanda Apostolico, la difesa del giudice: "Il tempo dell'Olocausto"

A.V.
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«Sono un magistrato che viene da una regione remota, il Piemonte», è l’esordio (discutibile) di Giulia Marzia Locati, giudice del tribunale di Torino iscritta a Magistratura democratica, la corrente rossa della toghe. Locati lo scorso 26 novembre ha parlato all’assemblea nazionale dell’Associazione nazionale magistrati manifestando «due preoccupazioni». La prima nasce dal caso di Iolanda Apostolico, la giudice di Catania nell’occhio del ciclone per avere manifestato nel 2018 al molo insieme ai centri sociali contro l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. E riguarda, in pratica, i rapporti tra potere esecutivo e potere giudiziario. La seconda concerne il criterio di «opportunità» sulla condotta «non responsabile» della collega.

Ma tralasciando l’affermazione per la quale il Piemonte sarebbe «una regione remota», mentre è “soltanto” la seconda regione italiana per superficie, la quarta per esportazioni e la quinta in quanto al Pil, ad attirare la nostra attenzione è stato il passaggio in cui cita il contrasto tra politica e magistrati e il nostro governo che non è eletto dal popolo perché il popolo elegge solo il Parlamento. E qui la magistrata scomoda i tempi bui del fascismo, cavallo di battaglia di Md per attaccare l’attuale esecutivo.

 

 

 

Scrive infatti la Locati: «Quando il giudice ravvisa contrasto tra una decisione di rango governativo, o anche parlamentare, e una fonte superiore (Costituzione, Cedu, Fonti Europee) non può, ma deve, risolvere il contrasto a favore delle fonti superiori». Ebbene, insiste la toga nella sua difesa della collega Apostolico, «c’è stato un tempo in cui i giudici erano obbligati ad applicare solo la legge, anche quando in contrasto con i diritti e i principi fondamentali: è stato il tempo delle leggi razziali e dell’Olocausto, tempo in cui non vorremmo tornare». Ecco, se il timore della toga torinese è di tornare al Ventennio perché si è osato criticare la Apostolico, ci sentiamo di tranquillizzarla. Quel tempo è finito per tutti.

 

 

 

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