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Piercamillo Davigo, la richiesta del pg: "Confermare la condanna"

Piercamillo Davigo

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L’assoluzione del pm di Milano Paolo Storari dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio perché indotto da Piercamillo Davigo a consegnare i verbali secretati del caso Amara non 'assolve' l’ex consigliere del Csm il quale invece "ha preferito divulgare in colloqui privati gli atti di indagine milanesi" ritenuti dagli stessi ex colleghi dell’imputato "atti irricevibili" viste le modalità fuori dalle strade 'ordinarie'. 

Davigo va "oltre" i suoi poteri e "aumenta il pericolo di diffusione di un’indagine segreta", le sue plurime rivelazioni hanno trasformato atti riservati nel "segreto di Pulcinella" e per questi motivi per il volto simbolo di Mani Pulite va "confermata" la condanna di primo grado. È la richiesta formulata dal pg di Brescia Enrico Ceravone nel processo d’appello a Davigo, ex componente del Csm, condannato lo scorso 20 giugno a un anno e tre mesi (pena sospesa) per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla presunta loggia Ungheria.

 

 

Per il rappresentante della pubblica accusa la necessità di informare Davigo per "vincere" la presunta inerzia della procura di Milano, è una "narrazione ingannevole", come dimostra l’archiviazione per omissione di atti d’ufficio dell’ex procuratore Francesco Greco e dell’aggiunto Laura Pedio, titolare con  Storari dell’inchiesta sul cosiddetto 'falso complotto Eni'. Al momento delle confidenze di Storari e della consegna dei verbali secretati all’imputato "era assolutamente chiaro che la consegna avveniva clandestinamente" e che si trattava di un "passaggio non rituale", il tutto con "l’assenza di una ragione ufficiale che legittimasse a svelare atti secretati".

 

 

La tesi difensiva della non opponibilità del segreto investigativo a un singolo consigliere del Csm non convince il pg Ceravone che cita le circolari "non contraddittorie" e il regolamento interno del Csm, quest’ultimo indicato sempre come "organo collegiale" dove le questioni hanno "un preciso iter di trasmissibilità". Invece, la scelta di Davigo di informare i colleghi del Csm, e non solo, trasforma atti riservati nel "segreto di Pulcinella".

Insomma, se poteva esserci da parte di Davigo "l’intima convinzione della necessità di agire velocemente" di fronte al rischio che le rivelazioni di Amara potessero avere un ’effetto' sul Csm, tuttavia "c’è una gestione privata" con un "danno" per le indagini della procura di Milano. Per il pg, che ha smontato i motivi d’appello della difesa, laddove si assolvesse Davigo si potrebbe andare verso un "futuro distopico dove ogni singolo pm potrebbe consegnare atti secretati al singolo consigliere Csm con il rischio di trasformare il Csm da organo di tutela a luogo di amplificazione di ogni notizia di reato".

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