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Davigo, confermata la condanna in appello bis

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mercoledì 29 ottobre 2025
Davigo, confermata la condanna in appello bis

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La corte d'appello di Brescia ha confermato la condanna di primo grado a un anno e tre mesi nei confronti dell'ex magistrato Piercamillo Davigo. Si tratta dell'appello bis dopo che la Cassazione aveva annullato, con rinvio a nuovo giudizio d'appello, la parte di condanna per la rivelazione del segreto a terzi. "Presentiamo ricorso perché resto convinto che la condotta del mio assistito sia stata ispirata solo al ripristino della legalità e non abbia arrecato alcun danno a un'indagine che senza il suo intervento, sollecitato dall'assolto Storari, non sarebbe neppure partita", ha commentato l'avvocato Davide Steccanella, legale di Davigo. 

Le contestazioni nei suoi confronti sono rivelazione e utilizzazione di segreto per aver divulgato a Roma, fra maggio e settembre 2020, a una dozzina di persone - membri del Csm e parlamentari - le "notizie riservate" contenute nei verbali secretati resi alla Procura di Milano dall'ex legale esterno dell'Eni, Piero Amara, sulla "Loggia Ungheria" e a lui consegnati nell'aprile dello stesso anno dal pm milanese Paolo Storari, assolto in via definitiva, su una pen-drive in formato word.

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La Corte d'Appello, inoltre, ha condannato l'ex segretario dell'Anm e componente del Consiglio superiore della magistratura al pagamento di ulteriori spese processuali e a rifondere le spese sostenute dal magistrato Sebastiano Ardita, parte civile con l'avvocato Fabio Repici, e uno dei soggetti indicati da Amara come appartenente alla presunta loggia deviata, oltre al pagamento dei 20mila euro di risarcimento già stabiliti in primo grado.

La sentenza di primo grado risale al 20 giugno 2023. Nella prima condanna in appello, invece, era stato stabilito che Davigo avesse "sapientemente portato a conoscenza di una selezionata platea di destinatari" le "notizie coperte da segreto investigativo" sui verbali della Loggia Ungheria "pur consapevole di gettare una sinistra luce sull'operato della Procura di Milano e sui due colleghi del Csm". È "incontrovertibile", avevano scritto i giudici Dalla Libera-Taramelli-Gurini, che Davigo abbia "effettivamente indotto" Storari "a rivelargli" le dichiarazioni di Amara sull'esistenza di una presunta loggia massonica in grado di orientare nomine e incarichi nella magistratura e nonostante fosse ben "consapevole di ricevere notizie coperte da segreto investigativo" si sarebbe adoperato in "una serie di irrituali e illecite confidenze" fino a creare "una fuga di notizie senza eguali precedenti". 

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