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Alfredo Mantovano, stoccata ai magistrati: "Pieni poteri? Quelli dei giudici che fermano le opere"

di Daniele Priorisabato 1 novembre 2025
Alfredo Mantovano, stoccata ai magistrati: "Pieni poteri? Quelli dei giudici che fermano le opere"

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«La riforma della giustizia non sarà una bacchetta magica ma certamente introduce degli elementi che fanno prevalere il merito sull’appartenenza correntizia». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, magistrato della Cassazione in aspettativa, tiene il punto a nome del Governo sul nodo giustizia. Tutto ciò a poche ore dall’annuncio della costituzione del Comitato per il no al prossimo referendum costituzionale sulla separazione delle carriere. Mantovano è andato ieri sera in tv a ribadire le sue posizioni che sono poi quelle di tutto l’esecutivo. Ospite della trasmissione Cinque minuti di Bruno Vespa, il sottosegretario ha sottolineato come, pur appartenendo egli stesso alla magistratura, non abbia provato «nessun imbarazzo» ad aver votato favorevolmente alla separazione delle carriere.

Anzi, ha parlato di una «scelta di coerenza» avendo sostenuto anche in toga le medesime tesi che animano la riforma «in numerosi convegni i cui atti sono stati pubblicati». Del resto le posizioni che da sempre hanno animato il centrodestra su questo tema sono legate proprio all’acclarato malfunzionamento dei meccanismi della macchina giudiziaria, dovuto a una spesso fin troppo evidente connivenza tra magistratura inquirente e magistratura giudicante. Un assioma che secondo Mantovano «non va generalizzato» ma che tuttavia «quando una procura è forte e il gip ha poco tempo per leggere gli atti» sussiste. L’esponente del governo respinge quindi al mittente, ovvero alla sinistra parlamentare e all’Anm già assolutamente sulle barricate, la polemica strumentalmente presentata nell’aula del Senato come una richiesta di «pieni poteri» da parte della premier Meloni.

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«I pieni poteri - risponde sono di chi per via giudiziaria blocca la politica dell’immigrazione impedendo le espulsioni, perché nessuno Stato tra quelli di provenienza dei migranti irregolari è sicuro. I pieni poteri sono di chi blocca la politica industriale fermandogli impianti, per esempio dell’ex Ilva, con un sequestro di cui non si sa niente da mesi. I pieni poteri sono di chi, a fronte di 262 persone denunciate per i disordini di qualche settimana fa nel centro di Roma, non dà nessun seguito di indagine e rilascia immediatamente in libertà gli unici due arrestati». In pratica un elenco dettagliato di tutte le volte in cui, nel recente passato, la magistratura ha preso decisioni in contrapposizione con le scelte operate dall’esecutivo. Un rigore che da parte delle toghe viene però meno proprio quando in ballo ci sono i loro cursus honorum.

«Troppe decisioni della sezione disciplinare del Csm derivano dal fatto che il mio giudice disciplinare è colui che io ho concorso a eleggere sulla base dei criteri correntizi» ha sottolineato con nettezza Mantovano che si è quindi detto certo che «la riforma va correggere questa stortura. Ora - ha proseguito - non ci illudiamo che con il nuovo sistema le correnti scompariranno, ma certamente avranno un gioco più limitato e quindi mano a mano che arretrerà il potere delle correnti aumenterà il peso del merito dimostrato».

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Dibattito che, con una certa consequenziale naturalezza, tende ad allargarsi anche al tema della responsabilità civile dei magistrati. Un tema che «ha una sua disciplina ormai da più di 30 anni ed è stata poi modificata una decina d'anni fa». Sottolineature che lasciano presumere come la maggioranza possa provare a mettere a punto un ulteriore provvedimento sulla questione. Anche perché, ha detto in conclusione Mantovano: «Intervenire sul disciplinare è qualcosa che può incidere anche sull'efficienza». Obiettivo grosso, quest’ultimo, dell’intero e annoso dibattito sulla giustizia in Italia.