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Quarta repubblica, Vittorio Gallo e l'incredibile errore giudiziario: "Vita rovinata"

di Roberto Tortora martedì 18 novembre 2025

2' di lettura

L’assurda vicenda di Vittorio Gallo, un impiegato delle Poste italiane ingiustamente arrestato nel 1997 con l’accusa di essere il “basista” in due rapine dell’anno prima, è oggetto di discussione a Quarta Repubblica, programma d’approfondimento condotto da Nicola Porro, in onda tutti i lunedì alle 21.30 su Rete4. Il padrone di casa introduce così l’ospite, che nel 2011 ha avuto l’assoluzione definitiva: "Quello di Vittorio Gallo, è uno dei casi che noi portiamo in televisione di una giustizia incredibile. Lei lavorava alle poste, 3 novembre del 1997, vengono nel suo ufficio postale…". 

Gallo racconta: "Sì, viene alla polizia postale, lavoravo di sera, mi perquisiscono l'armadietto, poi mi portano a casa dove abitavo, perquisiscono l'appartamento e non trovano nulla, e mi portano al comando della polizia postale che allora era a Piazza d'Anna. Rimango lì, non mi dicono nulla, io sono stato trattato come un pacco postale, come nel film di Alberto Sordi Detenuto in attesa di giudizio. Mi tengono lì 2 ore, mi prendono e mi portano a Regina Coeli. Ci entro, con quello che può comportare entrare in un carcere. A parte che è fatiscente e lo sanno tutti, sono stato messo in isolamento con altre 6 persone in uno spazio in cui potevano stare si e no 2-3 persone. Ho saputo di che cosa ero accusato da uno spesino, cioè un detenuto addetto a fare la spesa ai detenuti, tramite il Messaggero che fece l'articolo con il titolo ‘La banda del lionese’ (un gruppo criminale attivo in Piemonte tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70, ndr)".

Porro aggiunge: "Lei era considerato, lo racconto io velocemente, era il basista di una serie di rapine, due rapine che hanno fatto nell'ufficio postale dove lei lavorava". Per colpa di questo errore giudiziario, Vittorio Gallo ha perso lavoro, casa e relazioni: la sua vita è stata gravemente segnata e ha avuto problemi di salute, con un’invalidità al 100%. E, beffa delle beffe, nonostante l’assoluzione definitiva nel maggio 2011, la Corte dei Conti ha deciso che Gallo dovesse risarcire le Poste per i danni causati dalle rapine che non aveva commesso, una somma di oltre 500.000 euro. Secondo la Corte dei Conti, la valutazione del danno erariale si basa sulla sentenza di primo grado (quella in cui era stato condannato), non su quella di assoluzione. Una vicenda di mala-giustizia, come purtroppo tante in Italia.

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