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Brigitte Nielsen, le foto dei paparazzi a Los Angeles: "Quando le ho viste...", le lacrime del direttore Alessi

Roberto Alessi
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Solo chi cade può risorgere, e quando dopo anni vedi che una persona cui vuoi bene, che ha avuto anni difficilissimi, ora è felice, rende felice anche te, soprattutto in un periodo come questo, dove abbiamo bisogno di buone notizie, per alleggerire questa coltre di cemento che sta opprimendo i nostri cuori.
La buona notizia mi arriva con un servizio fotografico dell' agenzia Ipa.
Da Los Angeles mi sono state mandate queste foto paparazzate di Brigitte Nielsen. Certo struccata, spettinata, con addosso una tuta rosa (va bene, di Calvin Klein, ma pur sempre una tuta come quelle che in queste settimane tutti noi indossiamo per stare comodi in casa, io ormai le porto anche in redazione) con la sua cagnetta, che lei considera come una bambina, suo marito Mattia, che non ha mai avuto il complesso di essere più piccolo della moglie («Sono alta un metro e ottantatre», mi dice).
Nelle foto Brigitte spinge il triciclo della figlia Frida, nata il 22 giugno del 2018, la prima femmina (avuta a 55 anni) dopo quattro maschi (uno dal primo marito danese come lei, uno dall' ex giocatore di football americano Mark Gastinau, e due da Raoul Meyer).
Sono le foto di una mamma normale che è scesa in giardino a fare una passeggiata col cane, che sistema il triciclo della figlia, e si guarda intorno per vedere se c' è altro in giro. Foto di una normalità banale, fatta di piccoli gesti, ma che in questi giorni acquistano un valore più alto, addirittura sono gesti che danno un perché alla nostra esistenza. E sono ancora più importanti per una donna come Brigitte, una persona buona, leale, ma che nella vita ha vissuto anche l' inferno dell' infelicità.
Quando l' ho conosciuta era il 1987, due anni prima aveva sposato Sylvester Stallone e lo aveva anche lasciato. Era tornata in Italia dove l' avevano accolta i suoi amici di quando era una top model, tra cui Luca Rossi, che era stato il suo ragazzo. Era bellissima, una sorta di statua, alta, imponente, con quel seno enorme (non del tutto biologico). Ma era infelice.
Poi si innamorò di Raoul Meyer, che accolse il suo secondo figlio Killian (il primo era già grande) come se fosse suo. E arrivarono Douglas Aron e Raoul junior. «Ma ho avuto problemi con l' alcol e con Raoul», mi confidò.
Intanto Brigitte aveva conosciuto Mattia Dessì, il suo ultimo (e credo definitivo) marito.
Mattia è un ragazzo sardo, che lavorava a Morcote, in Svizzera, in un ristorante. Un ragazzo forte, vigoroso, con un carattere tostissimo: «Non mi ha dato scelta: o ti rimetti in carreggiata o è la tua fine». La riabilitazione è stata lunga, faticosa, ma Brigitte ha vinto.
Si sono sposati, dopo anni è arrivata Frida, in un' età in cui altre non pensano più a diventare madri, dopo quattro figli poi.
Ed eccola Brigitte, in tuta rosa, col triciclo. Queste foto sono il simbolo di una vittoria. La sua.
Perché ho raccontato questa storia? Perché non bisogna mai gettare la spugna, soprattutto in periodi sfigati come questo.

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