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Mario copia Tremonti e vendeMa forse è già troppo tardi

La vendita di beni del patrimonio pubblico riprende il programma dell'ex ministro di berlusconi. Dubbi su tempi e compratori

Matteo Legnani
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  Applaudono tutti con una certa convinzione dopo l'annuncio di Mario Monti del piano di privatizzazioni italiane, che si fonderebbe soprattutto sulla vendita di quote di alcuni fondi immobiliari in costituzione dove fare affluire il patrimonio dello Stato centrale e degli enti locali. La parola «privatizzazioni» è stata pronunciata da Monti solo al settimo mese inoltrato di governo e la gestazione è stata piuttosto lunga, ma è l'unica strada utile per dare ai mercati finanziari il segnale di un'Italia decisa a imboccare la strada della riduzione del proprio debito pubblico. L'annuncio ufficiale verrà fatto a luglio, e dai pochi particolari emersi ieri (cessioni per 30-50 miliardi di euro su un potenziale di 400 miliardi, costituzione di fondi immobiliari di diversa natura e vendita delle loro quote sui mercati, inizio della privatizzazione anche delle utilities degli enti locali), sembra a dire il vero che ci sia ben poco di nuovo. Il piano è assai simile a quello circolato quasi un anno fa, nel mezzo delle supermanovre di luglio ed agosto varate dal governo di Silvio Berlusconi e firmate da Giulio Tremonti. Leggi l'articolo integrale di Franco Bechis su Libero in edicola oggi 15 giugno o acquista l'edizione digitale  

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