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Lite Passera-Grilli, vince CorradoMa il viceministro all'Economia si vendica

Il ministro allo Sviluppo: non ci sono alternative ai project bond. Ma alla fine il testo passa "salvo-intese"

Lucia Esposito
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Dovevano soltanto dire sì, approvarlo. Invece metà governo ha chiesto informazioni, spiegazioni, soprattutto modifiche al decreto Sviluppo. Neanche a dirlo il consiglio dei ministri che doveva inaugurare la “fase due” si è aperto con un duello tra il ministro Corrado Passera e il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli. I chiarimenti dei giorni scorsi non sono bastati. Così, iniziata l'analisi del provvedimento, il custode delle casse pubbliche ha chiesto la parola al segretario, Antonio Catricalà, ed è intervenuto: «Ho qualche perplessità riguardo i Project bond: rischiano di creare un danno ai titoli di Stato, un danno che pagheremo nelle prossime aste». I Project bond, così come previsti nel decreto scritto dagli uffici dello Sviluppo Economico, godranno infatti di agevolazioni fiscali che li rendono molto competitivi, un'alternativa valida ai Bot. Passera, capito l'andazzo, col terrore che la riunione potesse sfociare in un nuovo e secondo nulla di fatto, è intervenuto per fermare la discussione: «Di questo abbiamo già parlato, non esistono alternative ed abbiamo deciso così. Passiamo oltre», ha gelato il collega.  Mediazione Mario Mario Monti, ancora una volta, è stato costretto a mediare. Il premier si è dunque impegnato a trovare una soluzione che potesse essere accettata da entrambi, eventualmente apportando minime correzioni al testo. È per questa ragione che, come confermato dal comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, il decreto Sviluppo  è finito approvato «con riserva». Gli uffici legislativi di Palazzo Chigi, d'intesa con quelli dei due ministeri competenti, avranno la possibilità di riscrivere alcuni articoli fino a martedì. Già ieri sera, pur essendo venerdì, c'era molta attività sul testo. Altro passaggio contestato da alcuni ministri la modifica delle norme per le trivellazioni nel mare, che si potranno fare più vicino alla costa, e che è stato approvato in assenza del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, a Rio per la Conferenza sul clima. Nel Consiglio è rimbalzato, tra il serio e il faceto, anche l'invito che il premier fa da giorni ai suoi ministri: una sola settimana di vacanza ciascuno, ad agosto, e preferibilmente in una località italiana. Una scelta di “sobrietà” che, però, è anche dettata dalla preoccupazione che il Parlamento non riesca a convertire in tempo, entro sessanta giorni, il documento appena approvato.  Soddisfazione Passera Terminata la riunione, l'ex numero uno di Intesa San Paolo è sceso nella sala stampa di Palazzo Chigi visibilmente soddisfatto. Finalmente, infatti, il ministro è riuscito ad approvare un suo pacchetto di misure; a furia di sgomitare si è ripreso la scena. Scena che, però, ha dovuto dividere con la collega Paola Severino. Passera ha potuto ugualmente garantire «effetti a lunga durata», un ciclo di crescita di «almeno otto anni», e si è lanciato in una promessa piuttosto impegnativa, che si allunga ben oltre la scadenza naturale della legislatura. Col decreto, infatti, l'ex banchiere prova a sbloccare le grandi opere, compresa la vergogna italiana della Salerno-Reggio Calabria, che dopo decenni si presenta ancora con tredici cantieri aperti e due tratti ancora da iniziare: «Entro la fine dell'anno prossimo tutti i cantieri della Salerno-Reggio devono essere completati, ci metto la faccia», ha garantito. Lo avevano fatto altri leader prima di lui: Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi.  Sogno segreto Con questa mossa così politica l'ex banchiere guarda avanti e qualcuno abbocca.  Passera, si sa, è il sogno segreto di Pier Ferdinando Casini: il leader Udc ieri ha twittato un «bene Passera!» prima ancora di vedere il testo del decreto. Plaude, per una volta, anche Confindustria. Mentre il Pdl preferisce tacere. Angelino Alfano è deciso a lasciare tempo al governo fino al Consiglio  europeo di fine mese  e, nel frattempo, si appresta a presentare le proposte economiche del partito, un contributo destinato proprio al governo. Paolo Emilio Russo

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