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Il Pdl si riscopre liberale: ritorna Forza Taglia

Berlusconi e Alfano

Il segretario Alfano guida l'ala del partito favorevole alla spending review di Monti. Anche perché c'è un lato positivo...

Giulio Bucchi
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  Mentre il Cav rimugina sul nome da dare alla sua prossima creatura, zitto zitto nel Pdl si fa strada il partito di «forza spending». Sono quelli che il governo Monti  è cosa buona e giusta, soprattutto perché fa rinascere in noi quelli che eravamo. Il combinato disposto tra liberalismo di ritorno ed elogio della responsabilità, fa germogliare nel Pdl una corrente animata da chi trova più giusto sposare la linea montiana del rigore.  A guidare i neolib di via dell'Umiltà è il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che cavalca l'onda per uscire dall'angolo in cui lo ha ficcato Silvio Berlusconi, sempre meno propenso a cedergli il testimone. Si spiega così il paradosso che oggi fa di Alfano uno dei supporter più convinti del governo. «Sugli sprechi e sulla spesa pubblica improduttiva, occorre agire con coraggio», proclama. «Naturalmente, vigileremo per  evitare sbilanciamenti e squilibri, ma la strada di fondo è giusta. Da mesi diciamo: meno spesa, meno debito, meno tasse. Solo una politica di tagli efficaci, accompagnata da una strategia strutturale di attacco al debito, può portarci credibilmente a quello che perseguiamo con determinazione, e cioè l'avvio di una riduzione della  pressione fiscale e intanto il non aumento delle tasse». Corre a dargli manforte Mariastella Gelmini, esponente di spicco del cerchio magico alfaniano. «Fa bene la Lega a rimettere al centro dell'agenda politica la questione del Nord, che soffre ora di più la recessione perché qui è il cuore industriale del Paese, la vita è più cara, da qui deriva una quota rilevante del gettito fiscale. Proprio queste considerazioni», spiega l'ex ministra «hanno condotto il Pdl, in opposizione alla scelta della Lega, a presidiare e incalzare le scelte del governo Monti che, soprattutto con la spending review, disegnano un nuovo profilo della spesa pubblica imponendo tagli e risparmi non più rinviabili».  Si registra un filogovernismo montante nelle diverse frange di un Pdl che ricomincia a dare segni di vita. «Il governo Monti vada avanti e il Parlamento presenti solo proposte migliorative», sprona la deputata Isabella Bertolini, che addirittura invoca «ulteriori tagli». E rispolvera il vecchio verbo forzista contro «la difesa ad oltranza delle corporazioni, della spesa e dello spreco» che «non devono trovare ascolto nelle forze politiche responsabili. La macchina pubblica in tutte le sue articolazioni è pletorica, costosa e non risponde alle attuali esigenze del Paese. Per il Pdl la revisione della spesa, la riduzione degli organismi pubblici e degli sprechi dovrebbe essere il core business del partito che si definisce liberaldemocratico. Lasciamo alla sinistra la difesa dei privilegi delle varie caste che pesano sulle tasche di tutti gli italiani». Si associa il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli: «Credo che la spending review sia necessaria al Paese, era già nel programma del governo Berlusconi. Monti deve andare avanti e non deve guardare la politica». All'enormemente di centrodestra in favore del governo dei tecnici si unisce anche l'ex An Alfredo Mantovano: «Da anni si parlava della necessità di una razionalizzazione delle risorse e delle energie delle istituzioni centrali e territoriali. Oggi i provvedimenti del governo Monti la fanno». di Barbara Romano    

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