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In Siria nuovo massacro a Tremseh e pericolo di armi chimiche

Funzionari Usa al Wall Street Journal: Assad potrebbe bombardare i ribelli coi gas nervini

Alberti Eva
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Alla faccia delle Nazioni Unite, in Siria continuano i massacri e dagli arsenali del regime spuntano anche le armi chimiche. Oggi 13 luglio attivisti antiregime citati da Al-Arabiya hanno dato notizia di un nuovo massacro come quello di Hama e Homs: le prime stime parlano di 150 o 200 morti, secondo i ribelli). Il luogo della strage è Tremseh, nella provincia di Hama: l'attacco sarebbe durato due ore, e secondo George Sabra, dirigente del Consiglio Nazionale Siriano (Cns) che unisce i gruppi di opposizione, "l'esercito del regime ha chiuso tutte le vie di uscita alla popolazione per fare una strage. E' stata distrutta completamente la scuola della città". Dopo la strage, il Cns ha chiesto all'Onu un testo "vincolante che protegga il popolo siriano sulla base del capitolo VII della Carta dell'Onu", quello che autorizza l'uso della forza, e ha accusato la Russia di avere la sua parte di colpa nella strage. Sul massacro è inoltre stato diffuso su Youtube un video che mostra una quindicina di cadaveri, tutti di giovani con i volti o dai vestiti grondanti sangue: si tratta di ribelli giustiziati con un colpo in testa o finiti a coltellate. Per accertare l'accaduto, il capo degli osservatori Onu, il generale Robert Mood, ha fatto sapere che il suo team è pronto a recarsi sul luogo della strage, "se e quando sussita un cessate il fuoco credibile".     I negoziati Onu - La notizia ha turbato molto la comunità internazionale. Kofi Annan, inviato dell'Onu e della Lega Araba in Siria, si è detto "sconvolto e inorridito" e ha puntato il dito contro il regime che non rispetta l'impegno. Neanche una settimana fa aveva infatti incontrato Bashar al-Assad e concordato con lui un "nuovo approccio" basato sul "dialogo politico" e su un esecutivo di unità nazionale da proporre ai ribelli. La Russia - il maggior alleato di Damasco - aveva dato il suo assenso alla "soluzione pacifica", e Hilary Clinton dalla Cambogia solo ieri 12 luglio aveva detto: "Gli Stati Uniti sono determinati a sostenere Kofi Annan" e il suo piano di transizione. Il Segretario di Stato Usa aveva poi aggiunto: "La nostra esperienza dello scorso anno ci rende assolutamente chiaro che il regime di Assad non farà nulla senza pressioni aggiuntive": per questo aveva chiesto una risoluzione del Consiglio di Sicurezza "e tutti i suoi membri, ivi compresa la Russia" per imporre reali pressioni (è seguito una bozza ultimatum di 10 giorni per la fine delle violenze, pena sanzioni economiche, bocciato però da Russia e Cina perchè "prevede obblighi solo per il governo sirianoe niente per l'opposizione", secondo il viceministro russo Gatilov). Lunedì counque Annan andrà a Mosca dove vedrà il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, e, forse, il presidente Vladimir Putin.   Armi chimiche- Dagli Stati Uniti giungono intanto voci di pericoli peggiori: il Wall Street Journal di oggi 13 luglio ha scritto che "ufficiali americani" sono a conoscenza di spostamenti dell'arsenale chimico siriano dai siti di stoccaggio. Damasco possiede infatti scorte di gas mostarda e sofisticati agenti nervini, come il sarin, oltre ad armi biologiche, iprite e cianuro (come riportato anche dal magazine americano The Cable). I gas sarebbero stati svilupati a partire dagli anni '70, all'epoca del presidente Hafiz al-Assad, padre di Bashar, anche grazie alla tecnologia ottenuta dai russi; ad oggi la Siria disporrebbe dell'arsenale chimico più vasto del mondo, secondo esperti. L'indiscrezione del WSJ è stata subito smentita dal regime: "Sono affermazioni false e ridicole", ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri di Damasco, Jihad Makdissi. Gli esperti consultati dal giornale, invece, sono divisi. Alcuni funzionari Usa temono che la Siria voglia usare armi chimiche contro ribelli e civili, mentre altri pensano che Assad voglia solo mettere al sicuro l'arsenale. “Il regime ha un piano per una pulizia etnica - ha detto uno di loro - Per questo non esiste una soluzione diplomatica". Qassim  Saadaldin, portavoce della leadership militare dei ribelli a Homs, conferma che Assad è pronto a usare armi chimiche o biologiche, secondo  le informazioni d'intelligence in possesso degli insorti. “Se Assad dovesse percepire che il suo potere è in pericolo - ha detto - sarebbe pronto a usare queste armi”. Le opposizioni siriane hanno già denunciato il ritrovamento da parte dei ribelli di equipaggiamenti in dotazione ai militari siriani che potrebbero servire come protezione da attacchi con armi chimiche".  

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