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Faccia da Zlatan: "Psg sogno che si avvera. In Italia non c'è futuro"

Ibrahimovic e Leonardo

Giulio Bucchi
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  Zlatan Ibrahimovic è un uomo fortunato. Non perché a 31 anni vive di calcio, alla grande. Non perché guadagnerà 14 milioni a stagione (il più ricco tra i suoi colleghi milionari, e che il club ha precisato verserà per intero, senza le sussurrate scappatoie fiscali). Ma perché ha potuto realizzare cinque volte il sogno di quand'era bambino, cioè giocare nella squadra che preferiva. Lo ha detto quando passò nel 2004 dall'Ajax alla Juventus, lo ha detto quando passò nel 2006 dalla Juve all'Inter ("La squadra per cui ho sempre tifato", confessò candido lo svedese ricordando i tempi difficili nella periferia di Malmoe), lo ha detto quando passò dall'Inter al super Barcellona di Messi e Guardiola nel 2009, lo ha detto quando passò dal Barça al Milan nel 2010. E, onesto come sempre, lo ha detto anche oggi, arrivato alla corte del Psg: "Scusate per l'attesa, voglio ringraziare il Paris Saint Germain per il lavoro fatto, hanno reso possibile quello che sembrava impossibile, è un altro sogno che diventa realtà".    "Dream team" - "Questo progetto del Psg lo posso definire un dream team, una squadra da favola e continuerà ad esserlo - ha spiegato un sorridente Ibra -. Fanno parte di questo progetto tanti giocatori di alto livello, per questo è un dream team. Poi c'è Thiago Silva e quindi non devo guardare troppo alle spalle fino a che c'è lui in difesa". Dure le parole per il calcio italiano. "Lì c'è confusione, non vedevo un futuro...".  "Perdere due giocatori come me e Thiago è grave - prosegue lo svedese - non solo per il Milan ma anche per tutto il calcio italiano, sarà un campionato più povero, con meno qualità ma di contro ci sarà un campionato francese più interessante, anche per gli spettatori di tutto il mondo". Ma per i rossoneri ci sono giudizi più dolci: "Il Milan è un grande club e continuerò ad ottenere grandi successi anche senza di me. L'unica cosa che posso dire è che sono stato felice di arrivare al Milan e che avrò sempre bellissimi ricordi. Hanno aiutato me e la mia famiglia, sono stato molto felice lì e non voglio mettere in ombra   quell'esperienza. Li ringrazio e auguro a loro tutto il meglio". Ma il tono è quello di chi può guardare alle proprie spalle senza rancori solo perché ha tirato un sospiro di sollievo.    

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