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La Palermo di 40 anni fa è lo specchio del disastro di oggi

Debiti milionari, sperpero di soldi pubblici, esercito di assunti nullafacenti. Le ferite del capoluogo non si sono rimarginate, infettando la Sicilia intera

Andrea Tempestini
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"Molti anni fa, per noi cronisti arrivati dal nord la Sicilia era sempre fonte di sorprese. Pensavamo di conoscere tutto della mafia e invece non sapevamo nulla. Infatti si scopriva che Cosa nostra stava dovunque, anche dentro i palazzi del potere. E rendeva quasi impossibile la vita e il lavoro di chi faceva il sindaco di città decisive. Sia pure in modo diverso, costoro erano dei cristi in croce, ma spesso felici di essere crocefissi. Appartenevano tutti alla Balena democristiana come il primo cittadino di Palermo che incontrai nel settembre 1969. Si chiamava Franco Spagnolo, 49 anni, già intendente di finanza, un monarchico poi diventato dicì. Un uomo seduto sulla poltrona di Palazzo delle Aquile da appena undici mesi e forse già pentito di aver conquistato quell'incarico", racconta Giampaolo Pansa su Libero in edicola oggi. Ed è proprio nel ricordo di quanto accadeva decenni fa che Pansa, tra corsi e ricorsi storici, trova una chiave ai disastri della Sicilia di oggi: la Palermo di 40 anni fa è lo specchio del disastro odierno. Debiti milionari, sperpero di soldi pubblici, esercito di assunti nullafacenti: le ferite del capoluogo non si sono rimarginate, infettando la Sicilia intera. Leggi il commento di Giampaolo Pansa su Libero in edicola oggi, venerdì 20 luglio

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